Addio a Agitu Ideo Gudeta

Addio a Agitu Ideo Gudeta

Addio a Agitu Ideo Gudeta

Il 29 dicembre, a Frassilongo, in provincia di Trento, Agitu Ideo Gudeta è stata violentata e uccisa.

In tutto il 2020, questo pazzo e assurdo 2020, sono ben 72 le donne (conosciute) che sono state uccise.

Il colpevole? Un suo dipendente, Adams Suleimani, che ha ammesso il fatto, precisando di aver violentato la donna mentre era agonizzante.
A quanto pare, a far scatenare tutto questo, sembrerebbe una mensilità da lei non ancora pagata.

Ma ovviamente questo, non volendo non farne un brodo senza sapore, è il segnale di un buio interiore, di tenebre sinonimo di paura, mancanza di rispetto, egoismo che ormai sono sempre più evidenti nella società moderna e che la spinge a compiere gesti inconcepibili e disumanizzanti.

Agitu Ideo Gudeta era nata ad Addis Abeba, in Etiopia e aveva 42 anni. Arrivò in Italia quando aveva solo 18 anni, laureandosi in Sociologia a Trento e al rientro in Etiopia, a causa dell’instabilità del paese, nel 2010 è costretta a ritornare in Italia.

Mentre nello Stato africano si spegneva il conflitto che ha visto il governo etiope colpevole di violazioni dei diritti umani, massacrando in circa trent’anni centinaia di civili e causando una gravissima crisi umanitaria, Agitu Ideo Gudeta si era costruita una vita e una attività, qui in Italia, prendendosi cura di una particolare specie di capre, attualmente in via di estinzione, producendo formaggi della tradizione con il loro latte.

Ma il suo caseificio, La Capra Felice, non vedrà più tornare Gudeta a lavoro, strappata a questo mondo dalla violenza e dalla ferocia di un gesto violento, egoista, irrispettoso della vita.

Addio a Agitu Ideo Gudeta

Non è mia intenzione parlare di politica, di cronaca e soprattutto di cronaca nera e non è mia intenzione alzarmi a giudice e carnefice. 

Ma non riesco a stare zitto. 
Guardo il TG, osservo, medito. Ma non posso tacere.

Pochi giorni fa, per il Premio Napoli, ho letto “La Linea del Colore“, che tra l’altro ha vinto nella sezione Narrativa.
La Lafanu Brown tratteggiata da Igiaba Scego, mi è subito tornata in mente.

Una donna nera, strappata alla sua terra, buttata in un mondo che la voleva come simbolo del prestigio di chi non sa far altro che voler brillare a scapito di altri, ma che, nonostante tutto, ha saputo istruirsi, liberarsi, costruirsi e costruire la propria arte e con essa mandare al mondo un messaggio, il suo messaggio unico e spettacolare.

La Lafanu Brown di oggi è per me Agitu Ideo Gudeta.
Una giovane donna, con un sogno, ogni giorno col suo progetto, ogni sforzo teso a realizzare qualcosa. Proiettata nel futuro, in una società che, ottusa e sempre più chiusa, scarta i diversi da sé, reputandoli spazzatura.

Quanto torto abbiamo!
Quanto male facciamo!
Quanto tutto questo ci si ritorce contro, irrimediabilmente!

Perché se Lafanu Brown ha vissuto, tra le pagine di un libro, una vita intera, Agitu Ideo Gudeta ha smesso di vivere, ha smesso di progettare e di costruire. A lei il futuro è stato precluso, la vita è stata tolta.
E a noi, che rimaniamo qui, rimarrà il vuoto che inevitabilmente una donna del genere ha portato via con se. Un vuoto che è assenza di progettazione, come una terra che non sarà più coltivata, nonostante fosse pronta, un campo seminato, che non vedrà mai raccolti i suoi frutti.

Sono amareggiato, scoraggiato, addolorato e senza parole per quanto è successo.
Spero nella giustizia, spero nel riscatto di una umanità che ancora non si rende conto di quanto perde ogni volta che si chiude e nel chiudersi toglie vita, toglie progettualità, toglie futuro.

Quello che spezziamo oggi, non tornerà e non avremo frutti domani, se non di mancanze.


Addio, Agitu Ideo Gudeta.

Addio a Agitu Ideo Gudeta

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Pubblicato da Re_Censo

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