Niente di vero
#LASETTADEILIBRI
Oggi torniamo a vestire i panni della Setta dei Libri per la lettura di maggio 2022. Iniziamo!
Questo mese, con La Setta dei Libri, abbiamo letto “Niente di vero”, edito da Einaudi, pubblicato nel 2022, scritto da Veronica Raimo.
Il libro si presenta nel modo classico di questa casa editrice, cartonato con sovracoperta bianca con foto centrale. Costo di 18 €.
Veronica Raimo è nata a Roma il 1° giugno 1978.
Laureata in Lettere, con una tesi sul cinema della Germania divisa, ha vissuto per molto tempo a Berlino, lavorando presso l’Università di Humboldt come ricercatrice.
Dall’inglese ha anche tradotto libri per diverse case editrici, mentre il suo esordio nella narrativa si ha nel 2007, col romanzo “Il dolore secondo Matteo“.
Ha scritto per molti quotidiani, come “Rolling Stone“, “la Repubblica XL“, “Il Corriere della Sera“.
Nel 2012, con Marco Bellocchio e Stefano Rulli ha poi sceneggiato “Bella addormentata“, opera candidata ai Nastri d’argento del 2013.
Sorella dello scrittore Christian Raimo, ha pubblicato la sua quarta opera, “Niente di vero“, candidata al Premio Strega 2022.
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Il libro di oggi è quindi “Niente di vero”.
Intraprendiamo, con questa lettura, un viaggio nella memoria dell’autrice e penso che emblematica è la citazione del poeta polacco Milosz, a inizio del romanzo. Perché l’autrice continua presentandoci il modo col quale invece a cavarsela è la famiglia a dispetto dello scrittore che, nella sua opera ammazzerà ogni parente, ritrovandoseli poi però sempre vivi attorno a se.
Possiamo dire che questo è un bellissimo biglietto da visita che ci apre alla storia della Raimo che subito si concentra sui suoi legami familiari, in special modo a partire proprio da quello con la madre e della sua continua sensazione di esser messa in secondo piano rispetto al fratello, a lei evidentemente preferito.
A mano a mano che ci addentriamo nella lettura, Raimo ci inserisce sempre più a fondo nelle dinamiche della sua famiglia e di come ad esse si è sempre dovuta adattare e sottostare.
Veniamo a scoprire come sia fatta questa famiglia, caratterizzando ogni personaggio nell’intento di mostrarcela disfunzionale come lei la percepisce, passando dall’ossessione materna verso il fratello dell’autrice, ritenuto geniale rispetto a lei cui viene semplicemente elargita la capacità di saper disegnare e dal bisogno stesso della madre di avere una gran quantità di figli, sempre disatteso da un marito con la fissazione per l’igiene a cui risponde con generose dosi di alcool e carta assorbente e che invece di fabbricare figli, come vuole la moglie, sembra voglia barricare tutti in un appartamento in cui non fa altro che alzare muri su muri, creando stanze, stanzine, stanzette, tanto da far sparire persino il bidet.
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Tra l’invadenza della madre, che tutti imparano a conoscere e a usare come campanello d’allarme quando le cose non vanno, “c’è Francesca al telefono”, e la genialità del fratello che la costringe a vivere nella sua ombra, Veronica, chiamata Verika dalla madre e Oca dal padre, non si sente minimamente in bisogno di dimostrare a chicchessia le sue qualità o di dimostrare di essere una figlia perfetta.
Anche stesso il fatto di vivere sotto pseudonimi e soprannomi, misto al suo sentirsi inadeguata a qualunque competizione con la fama del fratello, Raimo si delinea come senza identità, come se a poter sopravvivere e a essere vincente fosse sempre e solo la sua versione inventata di sana pianta. Che si chiami Oca, Verika, Veronica Raimo si concentra su personaggi e versioni di se vincenti e riuscite.
Come? Mentendo.
Con la finzione e la bugia, l’autrice costruisce versioni di se migliori di quella che lei sente essere la sua vita, passando dall’artista, la cantante, la donna in carriera madre di figli, quando in realtà a furia di mentire e costruire un costrutto di falsità, si è allontanata man mano da amici e persone che le hanno sempre voluto bene, come la sua amica Cecilia e persino i ragazzi storici con cui è stata fidanzata.
Ciò che accade in “niente di vero” è un viaggio introspettivo della vita stessa dell’autrice che però viene compiuto con una certa dose di ironia, comicità con cui non solo analizza il suo passato, le relazioni, le esperienze di quando era bambina, la vita con i nonni, ma fa luce anche sulle dinamiche che le danno prova di come la sua sia una famiglia disfunzionale, trasmettendole al lettore attraverso i dialoghi, il comportamento, le reazioni tipo e alcune frasi che diventano dei veri e propri tormentoni, come se la narrazione si spostasse in un contesto da standup comedy o da sit-com.
Nel fare così, Raimo ci permette di entrare in punta di piedi nella storia, nonostante a lei non importi nascondere o dissimulare. E nel darci modo di entrare con calma e adattarci, ci mette davanti situazioni e fatti di una certa leggerezza, come anche di una potenza e intimità che sarebbero quasi fuori luogo da dire e raccontare a degli estranei, come la propria vita sentimentale, sessuale, relazionale, il non sapersi relazionare con i bambini e l’aborto, la cui presenza nella storia è come il tipico elefante nella cristalleria.
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Un po’ effetto “daily-vlog”, Raimo ci mette a parte di situazioni, reazioni e realtà, pennellando il racconto con la bugia e la finzione, tanto che c’è da domandarsi quanto di quello che ha detto sia vero e fino a che punto sia invece una ricostruzione allegorica delle relazioni che l’hanno resa la donna che è e che si racconta.
Arriviamo alla fine del racconto con il dubbio di domande senza risposte, che si concretizzano in un solo interrogativo: è vero? È falso?
È realmente accaduto o è una bugia creata ad arte per soddisfare un bisogno creativo?
E l’incontro con quella bambina, il desiderio compreso di come volere la propria famiglia, a che tipo di introspezione e conoscenza la porteranno, da lì in avanti?
Possiamo definirla una autobiografia umoristica e leggera su se stessi, o una passeggiata nella creatività altrimenti inespressa di una vita parallela, sta di fatto però che “Niente di vero” ci permette di metterci faccia a faccia con situazioni e persone, relazioni e problemi che diventano i nostri problemi personali, interrogandoci, come avanti ad uno specchio, nel guardare la vita della Raimo e in risonanza e riflesso, cercare di capire la propria.
Non ho mai letto un libro che è stato candidato al Premio Strega, senza ancora sapere chi lo abbia vinto e non so se questo sarà il vincitore, ma le carte per giocarsi l’opportunità penso le abbia davvero tutte.
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Ho ragionato sul titolo del libro. Niente di vero, potrebbe esser letto anche come “niente di Vero-nica”, come risposta al fatto se stia realmente parlando della sua famiglia o se abbia inventato tutto.
E voi l’avete letto?
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