Speciale HALLOWEEN 2021
Due serie-tv a confronto!
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Oggi ci vestiamo di paura, entriamo nell’atmosfera di Halloween! Iniziamo!
Ogni anno vi preparo una lista di cose da vedere, suggerimenti e proposte.
Questa volta ho voluto vedere due serie tv, purtroppo entrambe su Netflix, quindi forse vi limito un po’ e mi dispiace. Ma ho voluto farlo per confrontarle e per vedere il vostro punto di vista!
Andiamo con ordine e ne parliamo proprio nell’ordine in cui le ho viste: “Midnight Mass” e “Paranormal“.
Ovviamente farò degli spoiler, quindi guardate prima le due serie e poi tornate qui a parlarne assieme!
“Midnight Mass”
Miniserie di 7 puntate di circa un’ora, un’ora e dieci l’una, creata e diretta da Mike Flanagan, basata sull’adattamento del romanzo di Francis Paul Wilson, pubblicato il 1º novembre 2004.
Wilson è nato nel 1946 ed è conosciuto in America come autore horror e fantascientifico.
La storia è arrivata su Netflix il 24 settembre 2021 e gira attorno agli abitanti di un’isola, Crockett Island, che non conta più di 130 compaesani, la maggior parte dediti alla pesca.
La narrazione parte con un incidente stradale, nel quale il responsabile è Riley Flynn, che dopo aver scontato la pena, torna dai genitori con la promessa/obbligo di seguire un programma per alcolisti anonimi.
Nello stesso momento, a fare il suo arrivo a Crockett Island è un sacerdote, Padre Paul, che è lì per sostituire l’anziano monsignore della comunità, che si è ammalato durante un viaggio in Terra Santa.
Nel presentarci quelli che sono i protagonisti di questa vicenda, sin da subito si inizia a delineare un certo mistero, soprattutto riguardo l’assenza del monsignore e l’arrivo del sostituto, così come il carattere forte e fanatico di Samantha Sloyan, un misto tra laica consacrata e responsabile del magazzino della scuola e parrocchia. O la figura dello straniero, con la conseguente paura post 11 settembre, con lo sceriffo mussulmano Omar Hassan o ancora con l’insegnante divorziata ma incinta Erin Greene che è sulla bocca di tutti i puritani dell’isola.
Ciò che viene sottolineato nel racconto è il decadimento della società, il sogno di una comunità che non è mai riuscita a prosperare e che l’ultimo incidente petrolifero in mare ha abbattuto i sogni di gloria riposti proprio nella pesca. La comunità, vista la mancanza di mezzi, vede andar via i più giovani, che preferiscono il continente e quindi chi resta, vive un sogno mancato, si culla nel rimpiangere ciò che sarebbe potuto essere, ma che non sarà mai. Persino l’aspetto spirituale, con l’avanzare dell’età del monsignore, si è andato perdendo e Padre Paul trova così una chiesa quasi del tutto vuota.
Ma è proprio l’arrivo di Padre Paul a dare una scossa all’intera Crockett Island. Non solo la giovane età, il carisma, ma una serie di miracoli accompagnano il sacerdote e quindi, di rimando, sembrano risvegliare l’intera cittadina dal torpore che li attanagliava.
Piccola parentesi sul sacerdote: parrebbe cristiano cattolico.
E grande importanza, o almeno rilievo, viene dato ai riti, alla messa e alle omelie, anche se non mi concentrerei su queste, che hanno il solito spirito da esaltati e fanatici che troviamo sempre in ambiente dei sobborghi americani. No, mi concentro proprio sul fatto che, per la prima volta, in un telefilm americano, un telefilm horror, ci sia così largo spazio per i riti cattolici e siano anche riportati quasi fedelmente.
Persino il Padre Nostro è recitato con la nuova traduzione della CEI, anche se con una piccola modifica sul finale. Questa cosa mi ha sorpreso molto, quindi mi aspettavo, nell’impianto “mitologico”, chiamiamolo così per intenderci, una fedeltà maggiore.
I miracoli iniziano silenziosamente, come guarigioni, ringiovanimenti, ripristino di condizioni di salute allo stato precedente la malattia o addirittura le gravidanze.
Quasi non sembra un telefilm horror, la narrazione è veramente fitta, ma anche distensiva. Abbiamo modo di accostarci a tutti i personaggi, scoprirne i retroscena dei principali, i motivi del loro stato attuale. Possiamo sondare le loro sofferenze, i loro sogni e desideri, ma anche i loro sbagli e i tentativi di riprendere in mano la propria vita.
Tutto sembra davvero molto fedele al reale, delineando persone e situazioni molto realistiche, sinché appunto non si tocca l’argomento degli Angeli e quindi la situazione inizia a correre e precipitare verso il finale.
Sul finire, veniamo portati alla visita che il monsignore ha fatto in Terra Santa, il momento quindi di un incontro che si fa cruciale per gli eventi raccontati sin dall’inizio della storia. Proprio in quegli attimi, in quei minuti, la vicenda inizia a prendere finalmente il sapore dell’horror. Sangue, tagli, gente che ne beve, il sacerdote che lo mischia al vino della messa… ma poi tutto crolla come un castello di carte.
Quando il piano e il progetto ordito dal fanatismo di Padre Paul è “sul più bello”, si sta attuando, facendo leva sulla sofferenza e sul fanatismo di altri personaggi, è proprio lì che, faccia a faccia con l’Angelo, proprio lui cambia idea e salta fuori addirittura un’amante.
La conclusione è quasi aperta, perché se tutto finisce in fiamme, ed è il caso di dirlo, due ragazzini ci danno la prova che l’influsso dell’Angelo o del rito da Padre Paul avviato ha perso forza e potere, ma dell’Angelo?
E poi, perché un Angelo che non sembra altri che Lucifero, ma di cui poi non viene detto nulla e, per di più, trasforma chi ha bevuto il suo sangue in vampiri fotofobici?
Non ho letto il libro, ma è un vero peccato che tutta la faccenda sia così ben articolata e presentata, ma che poi trovi una conclusione così frettolosa e sconclusionata e dell’Angelo non si sa nulla. Possiamo pensare che possa esser andato altrove, a continuare col suo piano di terrore, come invece che sia finito col sorgere del sole. Persino il regista lascia, in una intervista al Magazine “The Wrap” l’interrogativo aperto.
In più, notiamo sin da subito almeno tre attori noti per aver prestato il volto in The Hauntin of Hill House e The Haunting of Bly Manor. Sto parlando di Kate Siegel, Henry Thomas e Rahul Kohli che sono un pò la firma del regista nelle sue opere dirette per Netflix.
“Paranormal”
Paranormal è una serie televisiva egiziana, la mia prima di questo tipo, e anch’essa è basata sull’adattamento di una serie di libri sul soprannaturale, scritta da Ahmed Khaled Tawfik “Ma Waraa Al Tabiaa“.
Tawfik è nato nel 1962 ed è morto nel 2018 e ha scritto più di 200 libri ed è considerato il primo scrittore contemporaneo di horror e fantascienza del mondo arabofono.
La serie è arrivata su Netflix il 5 novembre 2020 ed è la prima serie originale in lingua araba egiziana di Netflix. Diretta da Amr Salama e da Majid Al Ansari, ha sin da subito riscontrato un grande successo, tanto da entrare nella “Top Ten in Egitto oggi“, classificandosi tra i primi dieci telefilm più visti in tutto il mondo.
La storia prende avvio negli anni ’60, in Egitto, dove il non più giovane Refaat Ismail, uno scettico ematologo dell’università del Cairo, che si considera patologicamente sfortunato, incontra dopo tanti anni la sua amata Maggie, trasferitasi in Scozia tempo addietro. Nello stesso momento però, i suoi legami col paranormale iniziano dinuovo a influenzare la vita dell’ematologo, tanto che il nipote, figlio della sorella, rischia un incidente, buttandosi giù dal cornicione di un edificio.
Inizia quindi a sperimentare, dopo tanti anni, una serie di eventi misteriosi che non fanno altro che metterlo in contrasto con la sua mente e metodologia scientifica, allontanandolo dalla logica e dalla ragione. Più la vicenda va avanti, più il metodo scientifico, le prove e i fatti, vengono sostituiti dalla mitologia e dai racconti popolari.
Così Refaat è costretto a ripercorrere alcuni eventi della sua giovinezza, eventi misteriosi e spaventosi che ci vengono raccontati con una forte carica di mistero e una profonda nota di horror, già a partire dall’incontro con una ragazzina vestita di bianco e dai capelli lunghi e neri, Shiraz, che lo invita a giocare a casa sua, casa che Refaat e i suoi fratelli e amici consideravano abbandonata e che invece si mostra loro come viva e pulsante.
Anche Maggie si accosta quindi al mondo del paranormale, scontrandosi con la situazione sentimentale di Refaat che è legato alla cugina alla quale è promesso sposo.
A noi in Italia è giunta solo la prima stagione, suddivisa in sei episodi, ognuno dei quali investiga un pò le leggende metropolitane più famose, raccontate nei romanzi “Ma Wara’ al-Tabi’a” e ogni episodio sembra in realtà essere configurato come racconto a se stante. Solo più avanti ci rendiamo conto di come questi episodi siano in realtà interconnessi tra loro. Elemento ricorrente e comune è Casa Khadrawy, dove gli eventi iniziano già nel 1910 e si concludono poi nel presente narrativo della stagione.
A sottolineare la concezione che Refaat ha di se, la narrazione è intervallata e intrecciata all’enunciazione di una serie di leggi che Refaat ha inventato su di se e che, secondo lui, regolano la sua stessa vita e il suo stesso destino. Leggi che poi, man mano durante la vicenda, iniziano ad essere aggiornate, riviste e corrette.
Sarà proprio il suo continuo stato di negazione a esser messo in dubbio, attraverso l’incontro con alcuni personaggi, prefigurando così il tenere horror più come una narrazione psicologica del personaggio che come racconti di paura e dell’ultraterreno. Proprio incontrando vari personaggi, Refaat inizia ad abbandonare il metodo scientifico a favore della superstizione, per poi riutilizzarlo come sistema col quale cercare dentro di se e arrivare all’accettazione graduale di ciò che ha vissuto in passato come chiave per risolvere il presente.
Come dicevo, la storia è dosata in puntate che hanno come chiave dei miti e leggende metropolitane che sembrano allontanare la storia dal gusto horror che mi aspettavo. Però piccoli elementi tradizionali ci sono. Apparizioni, movimenti degli oggetti, eventi inspiegabili. Nel loro piccolo funzionano. Poi, senza un vero senso, all’improvviso si piazza in mezzo la figura di Satana.
Probabilmente, col fatto che non si ha qui una seconda stagione o quantomeno una contezza sui racconti originali, questo elemento è totalmente fuori posto in una narrazione che gira praticamente solo attorno a Shiraz e al suo passato. Ma neanche lei viene approfondita più di quanto sia stato fatto ad inizio dell’ultima puntata, con un flashback veramente molto coinvolgente.
Ma allora cosa hanno in comune queste due serie?
Possiamo dire che in entrambi i casi, riescono a rappresentare un soft horror, che però non si avvicina minimamente alla potenza narrativa e visiva di The Haunting che abbiamo visto in passato e di cui ho nostalgia. Midnight Mass, per forza di cose ne eredita gran parte della tensione, che però si stempera nella descrizione catechistica dei riti cattolici per poi perdersi in un cumulo di cenere al vento.
Paranormal invece è per me un bell’esperimento, un’avventura nuova che assume in se una straordinaria regia che non mi sarei mai aspettato e che però, come per l’altra produzione, si perde molto sul finale, proprio perché entrambe non riescono a essere caratterizzate realmente da un filone di paura, di mistero e di tensione al cardiopalma, che manca, manca maledettamente.
Per di più, anche se ci sta che un ematologo universitario possa cambiare posizione, richiamato dal mito e dal paranormale, ma che di punto in bianco mi si piazzi la figura di Satana, accostandola ad un personaggio incrociato mezza volta e camuffato da lettore di tarocchi, senza darmi però elementi per poter avvalorare la tesi, se non una carta sola che di per se non mi rappresenta una base solida e credibile, è una perdita enorme. Fa subito declinare qualunque patto con lo spettatore che non può più fidarsi.
Molti sono gli elementi potenti, in entrambe le produzioni, ma in entrambi i casi vien messo sul fuoco troppo e si sa, il troppo storpia.
Invece di aggiungere elementi estranei, lontani, non approfonditi, diversi dalla narrazione pregressa, forse sarebbe stato meglio approfondirla, dare più credibilità a quanto si sta già raccontando, senza impacucchiare la storia di elementi che fanno storcere il naso, per di più inserendoli all’ultimo momento.
Ci sarebbe ovviamente molto altro da aggiungere ed esaminare, ma speravo che, dopo gli esperimenti di The Haunting, la strada era bella che pronta per una gloriosa crescita, invece non è evidentemente andata così. Peccato!
Mi piacerebbe adesso avere un vostro riscontro nei commenti qui sotto, avete visto entrambe le serie? Cosa ne pensate? Cosa vi è piaciuto e cosa assolutamente no? Su cosa avete detto “ora basta, non ha senso”? Vi aspetto nei commenti qui sotto, ditemi cosa ne pensate!
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