@Re_Censo #294 Il Natale di Poirot | #LASETTADEILIBRI

Il Natale di Poirot
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Vestiamoci da detective, lenti di ingrandimento alla mano… e Iniziamo!

Seconda lettura per la Setta dei Libri, questa volta mi ha permesso di rompere il ghiaccio con una scrittrice che sogno da tempo, ma della quale non sapevo da dove iniziare. Tolto il problema, ci ha pensato la Setta per me! Sto parlando della magnifica Agatha Christie!

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Nata Agatha Mary Clarissa Miller, è nata negli anni ’90 dell’’800 ed è morta sulla fine degli anni ’70 del ‘900, ha iniziato a scrivere soprattutto romanzi rosa e opere teatrali sotto lo pseudonimo di Mary Westmacott per poi dedicarsi ampiamente al genere giallo.
Personaggi ricorrenti delle sue opere sono Miss Marple e Hercule Poirot che è divenuto un po’ il segno distintivo del suo filone narrativo, accompagnandola in tutta la sua carriera, rendendola la scrittrice di gialli più prolifica e importante del XX secolo, la più tradotta al mondo dopo Shakespeare.

 

Il romanzo di questo mese è Il Natale di Poirot.
Siamo in Inghilterra, ma la vicenda si apre con i primi capitoli che si concentrano sull’introduzione dei personaggi. Questa presentazione inizia con un viaggio in treno, che così accompagna il lettore non solo nel conoscere i primi protagonisti, poi sospettati, ma ci invita con aria familiare e decisione ad entrare nella vicenda, quasi aprendoci la porta e facendoci accomodare.
Il capofamiglia dei Lee, Simeon, è molto anziano e per Natale ha deciso di incontrare i suoi figli da lungo tempo lontani da casa. Incarica così il primogenito Alfred e la moglie, che vivono con lui, di occuparsi dei preparativi e dell’accoglienza degli altri familiari. Ma il vecchio Simeon è un uomo orgoglioso, dalla forte memoria, spesso vendicativo, e sin da subito i familiari sospettano che qualcosa stia architettando alle loro spalle.
I dubbi crescono quando in casa, a Gorston Hall, arriva la nipote Pilar Estrevados, figlia della defunta figlia, molto spagnola, molto energica, l’opposto del tipico inglese, oltre che tutti gli altri fratelli di Alfred, con consorti al seguito e ad un altro individuo che con la famiglia non ha nulla a che fare, almeno apparentemente, Stephen Farr.

La viglia di Natale accade l’impensabile; dopo la visita del Sovrintendente della Polizia, Sudgen, il capofamiglia Simeon Lee è vittima di una colluttazione e viene ucciso. La camera, chiusa dall’interno, le finestre chiuse, nessuna via s’uscita, è immersa nel sangue, le suppellettili ribaltate, dell’assassino nessuna traccia. Ed è qui che entrano in scena i poliziotti con le loro indagini e rilievi e che entra in scena Poirot.

Il baffuto investigatore lascia le redini a chi di dovere, inizialmente ascoltando in disparte e ponendo poche domande, estraniandosi e fantasticando a occhi aperti. Ma è subito chiaro che non è intenzionato a lasciarsi prendere dal lavoro dei poliziotti e del Sovrintendente. Prende anzi avvio la sua strategia, ossia infilarsi nel quotidiano della famiglia Lee, con tutte quelle camere e tutti quegli ospiti che ora sono anche sospettati dell’omicidio del capofamiglia e al tempo stesso di un furto di gioielli.

Come è tipico per il genere, la Christie ci offre l’occasione di più ricostruzioni della vicenda, attraverso più interrogatori. Nei primi scopriamo gli alibi di ogni invitato, di come poi questi vengano ricercati, confermati o smentiti dalla polizia, dalle indagini, dai fatti veri e propri. Poi una visione più distesa e familiare, quando i colloqui nascono dall’incontro dei parenti con Poirot, dai quali escono fuori dinamiche prima nascoste e taciute.

Anche se sotto Natale, la casa al Gorston Hall non respira nemmeno un pò il bel clima familiare e natalizio, perché ad ogni domanda salta fuori il passato rovinoso e sofferto reso tale dal comportamento del defunto Lee e da una vita non facile per i propri figli e di come ognuno di loro abbia avuto interesse nella scomparsa del padre, per i motivi più disparati.

Con una scrittura alquanto semplice, soprattutto se non incorniciata nel periodo storico dal quale fuoriesce il romanzo, ma carica di tanti piccoli indizi, la Christie riesce a delineare una serie di indizi, di piste, di testimonianze e alibi che ci costringono a spostare l’attenzione da un personaggio all’altro. Forse proprio perché figlio del suo tempo o precursore del genere, questo giallo funziona nella misura in cui riusciamo ad entrare nelle dinamiche narrative, più che in quelle della famiglia protagonista degli eventi.

E la riprova l’abbiamo proprio nel giorno 27 dicembre, ossia quasi sul finale, nel momento in cui c’è un vero e proprio giro di boa, nel quale sia Poirot che si comporta in modo molto strano, passando dalla stasi all’azione, sia gli indizi e le riprove degli interrogatori, arrivano ad una maturazione e permettono, dopo l’attentato a Pilar, a Poirot stesso di fare i suoi due più due e completare le congetture.

La Christie passa così dal raccontare la relazione e i background dei personaggi, mostrandoli come predestinati a compiere gesti assurdi a causa del loro trascorso con la vittima, distinguendo i ruoli dell’uomo e della donna in maniera molto forte e distinta, con la figura della donna decisamente più forte, precoce per i tempi, delineata e decisa, più sicura di se, rispetto alla controparte maschile.
L’autrice dissemina così il racconto di piccoli, ma ridondanti elementi e indizi che per l’epoca sono posti con sapienza sotto gli occhi dei lettori in modo che noi oggi definiremo molto più cinematografico, forse perché alcuni possono sfuggire ad una lettura superficiale, ma che riescono a farci comunque passare ad additare l’uno e l’altro sospettato, auto-convincendoci che il colpevole possa essere l’uno o l’altro, arrivando poi sul finale con la rivelazione e ricostruzione di Poirot.

Questa ricostruzione avviene proprio come io ho suddiviso il genere giallo.
Ci sono, per chi si fosse perso il mio modo di fare categorie, due modi di raccontare il giallo; quello col quale si arriva assieme all’investigatore ad ottenere tutti gli indizi, precederlo nella soluzione o arrivandoci assieme, partecipando all’indagine e l’altro è il modo che riscontriamo qui, ossia lasciarsi trascinare dagli indizi talmente tanto o non averne proprio, da arrivare alla conclusione con Poirot che deve fare un riassunto di tutto perché ci sono cose e situazioni che noi non avremmo potuto seguire altrimenti. E qui avviene questo proprio perché il continuo rimando sulle somiglianze di alcuni personaggi, la confusione creata nell’anziano maggiordomo e le ultime spiazzanti verità sui personaggi più indiziati, ci lasciano ad un palmo dalla fine con l’incertezza di una conclusione ancora da raggiungere e che ci viene servita ormai fredda da Poirot che così tira le somme, mostrandoci tutto il non detto, aiutato dalle carte che Sudgen porta in casa Lee all’ultimo minuto.

Tutta la fredda macchinazione così appare sotto la luce dei riflettori, movente, profittabilità, alibi, indizi, diventano ingredienti di un racconto più vasto, più nascosto, che torna in scena secondo i canoni tracciati dalla Christie stessa e che, proprio per questo suo modo di narrare, l’hanno resa la scrittrice straordinaria che conosciamo ancora oggi.

Ho trovato interessantissimo questo libro.
A differenza di altri nella Setta ho preferito non prendere appunti, ma lasciarmi trascinare e rispondere a tu per tu con i personaggi sospettati e con Poirot e la polizia, di volta in volta, volendo fissare nella mente ogni particolare. Mi è piaciuto il lasciarmi trascinare dagli indizi e dai racconti, che mi hanno direzionato prima da un sospettato e poi dall’altro, e soprattutto mi è piaciuto il mio radicarmi su uno anche se i fatti stavano per dire altro e i miei sospetti sono stati confermati in maniere differenti sui personaggi di Farr e di Pilar.
Proprio questo ribaltamento finale mi ha lasciato piacevolmente sconvolto, anche se ha destabilizzato tutta la lettura precedente.

In conclusione, la scelta di far cadere tra capo e collo tutta la verità, senza più presentare piccoli indizi, ma con certezza matematica, può essere fredda, calcolatrice e senza “rispetto” per il lettore e il corso degli eventi seguito sino a quel momento, ma è pur giusto che parliamo di un romanzo scritto quando i lettori erano diversi da oggi, in un ambiente ormai lontano, con una cultura diversa e mode diverse, che raccontavano storie per il gusto di raccontarle e non per piacere al pubblico.

Una bella prima volta per me con la Christie che spero non sia anche l’ultima e anzi, proprio perché La Setta ha rotto il ghiaccio, ora posso continuare a leggerne altri. Magari sarete proprio voi a consigliarmi i titoli e l’ordine di lettura!

Vi aspetto nei commenti qui sotto e sempre qui nei commenti, ditemi cosa ne avete pensato voi Recensiani e voi membri della Setta di questo giallo! Cosa avete apprezzato, cosa no e perché. Siate i Poirot che vi aspettavate di trovare in queste pagine!

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Pubblicato da Re_Censo

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