THE YOUNG POPE
Amici Recensiani, bentornati sul canale!
Continuo oggi a parlarvi di un telefilm. Questo mi ha suscitato sentimenti ed emozioni molto contrastanti!
Ma non perdiamoci in chiacchiere! Iniziamo!
Oggi quindi parliamo di un’altra produzione che coinvolge l’Italia e altri due paesi, Spagna e Francia. Una produzione Italo-franco-spagnola ideata da Paolo Sorrentino. Mi fermo un attimo su questo regista. Non ho visto il tanto discusso e premiato LA GRANDE BELLEZZA per una lunga serie di motivi che si riassumono in: ne parlavano in troppi, ne hanno parlato troppo, non è un genere che mi attira, non c’è stata l’occasione.
Quindi è un regista che conosco molto poco, più per sentito dire e così mi sono fatto un’idea mia di quel che fa.
Quando mi sono approcciato a questa serie, l’ho fatto per due motivi: si parlava del papa, e a me piace un casino quando si parla del Vaticano, dell’elezione papale ecc, e per Jude Law che trovo molto simpatico e ho apprezzato in Sherlock Holmes.
La storia si sviluppa tutta in una sola stagione ed è questa: il papa è morto, il Conclave si riunisce e non ha la minima idea di chi possa essere il papabile, mo’ ci vuole, candidato al soglio di Pietro. I Cardinali elettori trovano nel loro confratello Lenny Belardo una pedina facile da manovrare, perché per loro giovane e inesperto. Ma il Cardinale non si dimostrerà così aderente alla loro stereotipata visione e, raggiunta la Cattedra di Pietro, eletto quindi papa col nome di PIO XIII, li smentisce uno ad uno. Sin qui, voi direte, nulla di particolare. Nella realtà dei fatti, molte sono le voci per le quali i Cardinali hanno scelto, nel corso del tempo, un papa per poterlo manovrare. Basti pensare a Giovanni XXIII. E poi lui che fa? Apre addirittura i lavori e il Concilio Vaticano II. Un bel terremoto nella chiesa!
Eh… possiamo dire che questo fantomatico PIO XIII fa più o meno la stessa cosa. Non apre alcun concilio. Ma si scopre essere un personaggio molto ambiguo, machiavellico, particolare, dal passato difficile perché abbandonato dai genitori. Ha vissuto con un amico ed entrambi son stati guidati e istruiti da una suora, suor Mary, Diane Keaton, anch’essa molto ambigua, particolare, un po’ viscida. Mi da l’impressione che il rapporto di madre/sorella che ha instaurato con Lenny e l’amico Andrew sia poi sfociato anche in altro e che quindi abbia usato questo “potere” sui due per farli suoi e far fare loro carriera nel mondo ecclesiastico.
Ma Lenny sembra avere talmente tanti dissidi interiori, tante distorsioni su come sono i rapporti umani, da essere quasi superiore ai desideri della carne, seppur Sorrentino ci presenti questa figura anche nuda, che fa il bagno, che carezza le donne. In completa dissociazione con il suo pensiero, come una denuncia della natura dell’uomo, dell’uomo plagiato, ma anche dell’uomo che ha fatto rinunce pesanti per un qualcosa che crede superiore.
PIO XIII vive la spiritualità e la religiosità in modo molto particolare. Ha un dissidio interiore bello grosso. Lui non crede. Non ha fede. La sua unica speranza è trovare i suoi genitori la cui assenza lo assilla e lo distrae dal suo ruolo. Scombussola, per punire i fedeli che per lui non cercano e non credono in Dio, tutto il cerimoniale papale, tutti gli impegni e l’ordinaria amministrazione che ha caratterizzato la vita della curia romana sino ad allora: l’Angelus di spalle, nessuna messa pubblica, nessun viaggio, nessun incontro pubblico sinché i fedeli non meriteranno Dio e non crederanno in lui.
Sarebbe bello poter prendere ogni comportamento di questo papa e poterlo esaminare, studiare, perché in niente, Sorrentino è riuscito a distruggere i progressi fatti dal Concilio Vaticano II. Lenny si fa addirittura rispedire il triregno, che sappiamo esser andata in disuso e in vendita con Paolo VI.
Anche nella sigla iniziale, magnifica in questa camminata di profilo, lenta, cadenzata, a sbeffeggiare quasi la solennità del personaggio, seguito dalla cometa che appare in un susseguirsi di quadri e dipinti, fino a distruggere e abbattere la statua di Giovanni Paolo II, ebbene anche in questa sigla si ritrova la rottura con il predecessore di PIO XIII, che quindi è chiaro essere Giovanni Paolo II.
Pure il modo di pregare, teatrale, esagerato, con forte tono di sfida, in ginocchio e braccia aperte è un motivo di riflessione, una continua dimostrazione eccessiva del suo fantomatico legame con Dio, quel Dio in cui non crede, ma che pare, puntualmente, esaudirlo con una serie di coincidenze fortuite.
Sorrentino non manca di denunciare, nel suo particolarissimo modo di stare alla regia, anche altri eventi e modi di fare che sono sotto i riflettori della chiesa e dei suoi membri, racchiudendoli nelle figure stereotipate di Cardinali, Segretari, suore, frati, confessori, padri spirituali. Nei quasi 3 anni che ci sono voluti per scrivere la serie, non è mancato nulla che non sia già sotto l’attenzione di tutti noi, scandali, passioni, dipendenze, prepotenze e una leggera “vita di corte” o di salotto, cui siamo abituati per sentimento a immaginare, quando si racconta la storia del papa-monarca.
Se all’inizio vi ho detto che tutto è raccontato in una sola stagione è per il modo nel quale si conclude, ma ho letto che sono al lavoro per la seconda! E proprio per tutti questi elementi che cozzano tra loro, che rappresentano una chiesa che non è forse lontana dalla realtà, ma che non è la mia chiesa, che mi fa quasi odiare il vedere la serie, ma al tempo stesso non posso non farlo, non posso non misurarmi con essa, quasi come un masochistico rapporto da dover tenere per forza in vita. Nella sua forte contraddizione, ho amato questa serie, ho amato la narrazione, l’interpretazione (un po’ meno il sincro del doppiaggio) e ne voglio ancora! È un qualcosa di viscerale!
Ma adesso voglio sapere cosa ne pensate voi, commentando qui sotto con l’ashtag #Re_Censorisponde!
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