I MEDICI
telefilm
Amici Recensiani, bentornati!
Chi mi segue sui social vari sa che sono stato poco bene e tutt’ora sto mezzo scassato. Mi scuso per i vari ritardi di risposta e per non aver pubblicato il video della settimana scorsa, ma ero a letto con la febbre. Nel frattempo sono successe un po’ di cose, volevo organizzarne di altre, ma la cosa più importante è questa: sono aperte le biglietterie per il COMICON 2017. Io speravo di avere il pass da accredito stampa, ma le cose assurde di questo mondo fanno si che devo prima acquistare l’abbonamento e poi sperare nell’accredito, a marzo se non sbaglio, e sperare poi di poterlo rivendere e non perderci i soldi. Bah!
Oggi però parliamo di un telefilm. Prima volta, se non sbaglio, e lo facciamo con uno in parte nostrano. Si, sto per parlare de I MEDICI! Iniziamo!
I MEDICI è un telefilm di produzione anglo italiana. Creato nel 2016 e mandato in onda, in prima, dalla RAI.
Tramite lo stratagemma narrativo dei flashback, lo sceneggiato racconta l’ascesa al potere dei Medici, importante famiglia fiorentina del XV secolo che ha giocato parte importante nella storia di Firenze, della banca, della politica e dell’economia peninsulare ed europea.
Andiamo con ordine, parliamo della sigla. Una sigla fatta con l’uso della computer grafica e grafica 3D, di queste monete che cascano, ruotano e mostrano i profili dei Medici. Bellissima resa visiva e straordinaria colonna sonora cantata da Skin.
Non vi nascondo che mi ci sono talmente fissato che la sentivo di continuo. Ma sul lato della musica e della colonna sonora, questo è stato il solo punto positivo, poiché ho trovato le tracce audio troppo fuori dal contesto storico. Troppo metallare, troppo rock. Capisco che si voleva dare un senso di forte innovazione dovuto alla famiglia Medici, ma musicalmente parlando, tolta la sigla… non mi è piaciuto molto. Già agli inizi per la sigla mi aspettavo più qualcosa in stile TUDORS o BORGIA, ma tant’è.
Abbiamo poi un cast variegato, tra attori nostrani e stranieri. Spicca la presenza, forse ancora poco giocata, di Dustin Hoffman nei panni di Giovanni de’ Medici. Proprio la sua presenza nel cast mi faceva sperare in una presenza visiva più di peso, invece è relegato a scene, appunto, di memorie. Abbiamo poi il parlatissimo Richard Madden, il cui doppiatore, Guanciale, è stato forse troppo pacato, troppo setoso e poi Madden ha un difetto enorme, parla a denti stretti e la cosa da molto fastidio, ma per il resto si vede la sua crescita dalle terre di Westeros. Interessante, anche se acerbo è il figlio Piero, di Alessandro Sperduti. Importanti sono le figure femminili come Contessina de’ Bardi, di Annabel Scholey, splendida donna non solo fisicamente, ma anche nei suoi risvolti caratteriali. E poi c’è la futura madre di Lorenzo il Magnifico, Lucrezia interpretata da Valentina Bellè, che non conoscevo ma che, tolto forse un po’ di falsetto nella voce, ha fatto la sua bella figura. Infine, solo toccando genericamente i personaggi, c’è Filippo Brunelleschi, di Alessandro Preziosi, che non sopportavo prima e non sopporto ora. Personaggio lunatico, spavaldo e saccente, forse troppo eccentrico ed egocentrico, le sue apparizioni, brevissime, sono sempre troppo fuori le righe.
Insomma, il cast è eterogeneo sia di nazionalità che di bravura. Non sto a citarlo tutto perché impossibile. La cosa che mi preme dire è sulle vicende di questa prima stagione, posta sotto una inquisizione e censura molto meno affilata rispetto a quella cui la RAI ci ha abituati. E questo è positivo perché rompe un buonismo e un bigottismo inutile, giacché poi proprio la RAI manda in onda gente mezzanuda senza problemi.
La vicenda narrata in questa prima stagione parte dal momento nel quale Cosimo prende in mano l’eredità del padre Giovanni, morto per cause sconosciute (nella realtà) e qui morto avvelenato. Si usa quindi questo pretesto per trasformare una semplice ricostruzione storica in una indagine attorno alla quale cambiano anche e si mutano le alleanze politiche non solo delle famiglie, ma di Firenze, Roma, Venezia, Lucca e via dicendo. Questa indagine giunge al termine con l’ultima puntata. Quindi possiamo sperare in un modo diverso di approcciarci alla storia, nella seconda stagione. Produzione che vedo sempre in bilico tra il ci sarà e il, no a noi bastava la prima. Mi da sempre questo effetto.
Difficili sono un po’ i salti temporali, renderci conto che alcune cose sono del presente narrativo e altre del passato, perché si alternano in modo molto veloce, confusionario, repentino.
Stupende le rievocazioni del vestiario e delle scenografie, tra il consiglio di Firenze e la Serenissima. Forse la parte più bella e intrigante di tutto lo sceneggiato, perché scene amorose, eccetera hanno un peso davvero minimo, a differenza di produzioni simili, appunto TUDORS e BORGIA.
In fin dei conti è un bel passatempo, che forse si è esaurito troppo velocemente, perché la RAI lo ha offerto in due puntate a settimana, ma spero in un seguito ben più strutturato e intrecciato.
Una cosa da tenere conto, e la dico a fine video, è il fatto che quando si parla di rievocazioni storiche, si ha un pò l’illusione di avere a che fare con un prodotto che debba contarci la verità storica come se fosse oro colato. Ma stiamo parlando di un telefilm, un prodotto che è pensato per una narrazione su schermo e già di per se questo comporta una modifica della storia per adattarla ai tempi e ai modi narrativi del cinema/televisione. La cosa che mi ha fatto morire dal ridere è stata che tutti si aspettavano una puntata di Ulisse o Super Quark, ossia aprire l’enciclopedia e trovarci la verità storica e cronologica dei fatti. Poi se davvero fosse successo così, voglio vedere quanti starebbero ancora a seguirla anziché abbandonarla perché annoiati.
Io per ora dico che ho apprezzato questa produzione, ben fuori dalla tradizione RAI pudica e attenta agli estremi, quando conviene a lei. Che mi è piaciuto poter vedere questi attori e attrici calarsi nella storia nostrana, una volta tanto e che vorrei che la nostra stessa storia venisse presa e resa ancor di più, così come hanno preso la storia inglese e resa appetibile, non perché non abbiamo storie importanti e belle, ma perché non sempre ciò che è bello viene apprezzato se non con la giusta infiocchettatura. La storia è storia. L’adattamento è un prodotto e quindi deve esser reso al meglio, essere intrigante, allettante, per essere apprezzato. Quindi incrociamo le dita!
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