@Re_Censo #66 #Cinema2Day e Café Society

#CINEMA2DAY
CAFE’ SOCIETY

Seconodo Mercoledì del CINEMA2DAY e questa volta sono andato a vedere l’ultimo di Woody Allen.
Parleremo di Café Society! Inziamo!

Questa volta la fila sono andato a farla il giorno prima… e ho acchiappato una quantità di pioggia che non sto qui a dirvi. Dirò solo che  sono arrivato al cinema e ha smesso di piovere. Ovviamente.

Volevo andare a vedere INFERNO, ma non era in programmazione. Così io e alcuni amici ci siamo dirottati su l’unico film degno di nota nel cartellone. Appunto, Café Society, suppongo che sia anche il primo di Woody Allen che vedo al cinema e… anche il primo che vedo di questo regista. Spiego. Quando uscì al cinema MIDNAIGHT IN PARIS, io ci lavoravo al cinema e quindi, tra un controllo sala e l’altro, mi sono bruciato alcune scene e non ho più voluto vederlo. Quindi è da recuperare, ma in precedenza, conoscevo Allen più come attore che come regista e la cosa mi bastava. Poi da quel film tutti hanno iniziato a parlarne… ed ecco come sono arrivato a questo suo ultimo piccolo capolavoro.

Siamo a Los Angeles, anni ’30, quando il grande boom cinematografico dell’industria americana inizia a combattersi a suo di agenti e contratti per i film più interessanti e gli ingaggi più appetitosi. Una lotta fatta di incontri, cene galanti, aperitivi e pranzi in sontuosi giardini e palazzi.
Tra questi agenti c’è Phil Stern, interpretato da Steve Carell. Lui, come la maggior parte dei personaggi chiamati in causa, è ebreo, così come lo è Woody Allen. Da qui partono una grande e lunga serie di considerazioni che, come ho avuto modo di parlarne con alcuni di voi e degli amici lì presenti, fanno quasi di questo film come una biografia o un testamento ideologico e intellettuale del regista, attingendo, molto probabilmente, al suo stesso vissuto ed esperienze.

Il nipote di Phil, Bobby, decide di lasciare New York per non fare la stessa vita da orologiaio del padre e cercare fortuna nell’attività dello zio materno. Quando finalmente si inizia a creare sintonia tra i due e Bobby acquista la dovuta sicurezza, gli eventi si avviano.
Conosce una donna, lui imberbe e senza alcuna esperienza, di cui si invaghisce, ma lei ha già un uomo. Uomo che, troppo vicino, non sa cosa decidere della sua vita sentimentale.

Il film inizierà a girare attorno a questa specie di triangolo che non si trasforma mai in un triangolo. Ognuno prende vie differenti, costruisce vite e produce la propria storia che si penserà unica e salda, finché non torneranno ad incontrarsi nuovamente, quando Bobby, da insicuro dipendente dello zio manager, diventa egli stesso un pezzo grosso che farà roteare attorno a se i più importanti figuri dell’industria del cinema, quasi riscattandosi e mostrando che può e sa farcela.

Parliamo un attimo di Bobby, interpretato da un geniale e amabile Jesse Eisenberg che abbiamo visto anche in The Social Network e Batman V Superman. La prima cosa che ho pensato è stata “ma come gli vien bene la parte dell’ebreo”. E beh… lui è ebreo… le mie solite figure barbine. Jesse è molto poliedrico, ha una mimica facciale e soprattutto un paio di occhi molto espressivi. Si è saputo calare nella parte dell’ingenuo e inesperto con molta naturalezza, ma ha saputo, quando necessario, sapersi far valere, mostrando una certa dose di cazzimma. Ehm… cattiveria egoistica.

Grande attenzione, come ho capito esserci in ogni film di Allen, è data alle attrici femminili, come l’odiosa Kristen Stewart, inespressiva come un cadavere, ma che si vede si sta sforzando ad essere più viva, addirittura ci sono alcune scene che è riuscita a rendere in modo credibile e non me lo sarei mai aspettato.

Ma non voglio soffermarmi, a differenza sua, su qualcuno in particolare, perché questo è un film che dovete vedere, assolutamente! Ciò che voglio dirvi è questo ritorno costante ad alcuni luoghi comuni usati come spunti per ridere e riflettere, al fatto che la società dei cineasti tanto criticata e minuziosamente studiata in questo film, può diventare una critica e una denuncia tale da far capire quasi che il regista volesse parlare di questo mondo senza peli sulla lingua, eppure alcuni di questi si salvano e riescono a uscirne riabilitati, se così si può dire, per i consigli, l’accoglienza umana e il senso di famiglia che riescono a passare al protagonista. Ed è proprio l’uso di queste citazioni di vita che lasciano  pensare ad un film testamento da parte del regista, cui ovviamente auguro di girarne altri cento!

Grande nota umoristica, ma che si ricollega ad altre denunce, è la persona del fratello maggiore di Bobby, una specie di finto boss mafioso, che si atteggia a tale e che riporta in vita una marea di luoghi comuni, purtroppo veritieri, che mutano in sfumature umoristiche.

Il film termina, ma si ferma su un punto di svolta dell’evoluzione della trama. Lascia quasi a noi decidere cosa sceglieranno di fare i personaggi, come se ognuno di noi dovesse immedesimarsi e portare avanti la storia. Questa è la cosa che più mi è piaciuta. Di solito odio i film che finiscono senza una conclusione, ma Allen qui sembra volere che si porti a casa il film e lo si mediti ancora e ancora. Un’immersione che prosegue oltre il grande schermo. Magnifico, semplicemente magnifico!

Questo è quello che penso di Café Society. Voglio assolutamente sapere la vostra! Lo avete visto? Cosa avete scelto di vedere in questo secondo CINEMA2DAY? Rispondete qui sotto con un commento, usando l’ashtag #Re_Censorisponde!
E se il video ti è piaciuto, fammelo sapere con un mi piace qui sotto!

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Pubblicato da Re_Censo

Re_Censo è un nome inventato, gestito, prodotto e presentato da "OIRAD Studio d'Arte Grafica di Piedimonte Dario". Format di videorecensioni di libri, fumetti, manga, anime, film e telefilm.

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