@Re_Censo #65 Finalmente parliamo di Harry Potter e la Maledizione dell’Erede!

HARRY POTTER E LA MALEDIZIONE DELL’EREDE

Il week end sta finendo… e uno ne sta iniziando. L’influenza e il catarro stanno andando via. Ma noi non possiamo perdere tempo!
Jamm bell, che dobbiamo parlare di cose importanti!

Inziamo!

Finalmente ne posso parlare e, come già vi dissi, cercherò di essere il meno spoileroso possibile.
Anzitutto mi scuso per la settimana scorsa, ma davvero non mi sentivo e ho avuto, tra dentista e altri impegni, come l’incontro con Piero Angela, una settimana assurdamente piena. Ma ringrazio i nuovi che han deciso di iscriversi al canale! Siamo quasi 50 e anche se per molti è una cifra ridicola, io vi ringrazio per la fiducia!

Ma bando alle ciance!

Partiamo in ordine.

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Edizione e grafica.
La copia italiana ha lo stesso formato dei sette libri, per così dire (così facciamo contenti i critici) canonici della saga potteriana. La copertina però si discosta tragicamente da quelle che conosciamo. Il titolo non ha lo stesso font che abbiamo apprezzato nel passato e nei film e la grafica è un unico sfondo di sfumature dal giallo oro pergamenoso. Al centro abbiamo questo finto boccino formato da un nido di rametti, con le ali come dipinte sullo sfondo. Al centro una figura di un adolescente di almeno 11 anni, credo, e sono indeciso se sia maschio o femmina. Ma poco conta. La copertina è morbida e vellutata al tatto. Molto carina, un grip interessante. I nomi di alcuni personaggi e altro, sono in nuova traduzione. Quindi abbiamo McGonagall, Hooch, LongbottomTasso-porcamiseria-frasso.

Autori.
Iniziamo con le note dolenti. Allora, a quel che ho inteso io, questo libro, questo testo, non è stato scritto dalla Rowling e non è espressamente indicato quanto ci abbia messo di suo. Dire che la storia è basata su una originale della Rowling, significa che era sua intenzione pensare questo avvicendamento e questa trama. Poi il susseguirsi degli eventi, l’intreccio, può esser stato adattato dagli altri due, che sono Tiffany, regista teatrale molto apprezzato nel West End londinese, e Thorne, scrittore di teatro, cinema e tv, i cui lavori sono stati molto apprezzati nel BAFTA.

La natura.
Come dice stesso la copertina, questo è uno speciale SCRIPTBOOK. Visto che siamo italiani che a stento parlano italiano, figurarsi a capire l’inglese, lo spiego io, modestie a parte. Scriptbook significa libro copione, ossia copione dello spettacolo. Non è una storia romanzata, non ci sono spiegazioni romanzate, raccontate, descritte di luoghi, personaggi e movimenti. Queste tre cose sono a discrezione del regista che adatta e mette in scena il copione.
Leggo molti di voi che si lamentano del fatto che da questo libro non si legge nulla della storia di Harry Potter. A parte il fatto che non è incentrata in maniera specifica su Harry, quindi bella scoperta dell’acqua calda che avete fatto, la cosa che non si capisce è che in un copione è più difficile trovare affinità e trasporto rispetto ad un romanzo. Perché non c’è enfasi, non c’è descrizione, non c’è compenetrazione in un copione. Quello avviene in base alle scelte stilistiche del regista, della produzione.
Voi dovete solo pensare che una cosa così è venuta fuori come prodotto della trasposizione cinematografica dei libri. Se fossero reperibili i copioni di ogni scena degli 8 film, trovereste la stessa spersonalizzazione e assenza di romanzatura del testo. Ma è normale, ovvio che sia così. È un copione. Mettiamo caso che si ottengano i permessi e diritti di messa in scena in Italia. Lo spettacolo avrà una sua interpretazione. Certo, la storia rimane sempre la stessa. A cambiare sarà il modo in cui, personaggi e attori si fonderanno nel prodotto che voi vedrete a teatro. Anche se a fare un Weasly è uno senza i capelli rossi naturali, o che Harry è nero ed Hermione asiatica. Altrimenti solo in alcuni paesi dovrebbero metterlo in, ipotetica, scena. E la magia del teatro è tutta qui, volendo andare all’assurdo e ridicolo della faccenda.
Quindi, concludo, dire che è uno schifo e che non c’entra con le storie di Harry Potter è una falsità che esprime solo la grettezza e limitazione mentale di alcune persone che si sono fissate al punto da diventare ossessivi compulsivi sul fatto di essere potterhead purosangue, da diventare quasi degli inquisitori. Ma c’è tanto di firma della Rowling. E Harry Potter è suo. Non nostro. È una sua creatura. Sta a lei decidere cosa farne.

La storia.
Dunque la storia non si incentra su Harry. E su chi allora? Lo si dice nel sottotitolo. L’erede. Ma poi sta a voi scoprire chi sia, in realtà, questo erede. Le vicende toccano Harry, in maniera diversa da come potremmo aspettarcelo. Abbiamo un protagonista, questo è Albus Severus Potter, il secondogenito di Harry e, a differenza della produzione precedente, questo volume non è il primo o un solo anno singolo. Inizia quindi sul Binario 9 e ¾ proprio dove avevamo lasciato i nostri personaggi, e racconta un salto temporale di 4/5 anni, nei quali vi è uno scontro di identità e di rifiuto tra Albus Severus e Harry, due caratteri, due persone, due personalità molto diverse tra loro. Un conflitto che spinge alcuni eventi di Albus a concretizzarsi nelle scelte che lui e altri personaggi compiranno.
La storia è molto semplice. Ciò che fa storcere il naso è l’impossibilità di vivere il ritorno a Hogwarts come se potessimo reimmergerci nei libri del passato. Qui, essendo una produzione teatrale, il salto nella storia è molto stringente e quindi non legato ad un ritmo familiare, ma ad una vicenda. Vengono posti in essere alcuni punti, utilizzati alcuni strumenti e espedienti che potrebbero risultare una forzatura, ma che si sentono essere frutto, in minima parte, della mente della Rowling. Ciò che ci fa dire di no, potrebbe essere il modo in cui vengono resi questi movimenti, chiamiamoli così, visto che siamo a teatro. Partendo proprio dai dialoghi, che rendono questo copione il fratello meno scemo di una fanfiction, ma che alle volte sembra più tale, perché sappiamo benissimo come sono le fanfiction: dialoghi sterili, stereotipati, senza molta descrizione narrativa. Ed un copione è quasi così: dialoghi, dialoghi, ambient generico e striminzito.

Dialoghi.
Dispiace vedere, ad esempio, che la caratterizzazione dei personaggi passi solo attraverso dialoghi che non sembrano molto ben saldi, aderenti ai personaggi, e ne prendo uno su tutti, che mi sarebbe piaciuto vedere più strutturato, quello della McGranitt. Sembra scema. Ha perso l’aurea di austerità che conosco, sembra una vecchietta ibrida, la versione di un Silente lunatico e molto scadente. Poi abbiamo molte più effusioni affettive e spaccati brevi e ripetuti di come vivono la storia di coppia, Harry e Ginny, Ron e Hermione. Cosa che, appunto, s’è visto solo nelle fanfiction. Ma non si può accusare la Rowling della produzione fatta in casa che è circolata, ahimé, ahinoi, in questi anni.

Analisi e contrasti.
Insomma, con qualche forzatura, dipeso da tutto ciò, la storia sembra proseguire per il verso che si autoprefigge. La magia è presente, anche se in minima parte e il ritorno di figure e fatti che davamo ormai per assodati, passati e conclusi, rende questa produzione un guazzabuglio di fanservice di livelli inimmaginabili. Ma, facciamo come gli antichi greci. Sospendiamo il giudizio, facciamo catarsi nella storia e in noi. Scremiamo ciò che è inutile al giudizio e poniamo punti fermi. È un copione, un testo vuoto che deve prendere vita e caratterizzazione su un palcoscenico, con attori, persone vere e sentimenti, cosa che in un romanzo sono presenti per descrizione e… antonomasia. La storia, già da questo, è funzionante? Sa emozionare? Si.
Fissato questo punto, si passa alla storia in se e all’evoluzione che hanno i personaggi, coerente con quello che sappiamo di loro nei 7 libri passati? Si, fatta eccezione alla senilità della McGranitt.
La storia passata è intaccata? È persa a causa di questo singolo volume? Gli eventi sono scombussolati? Sono da buttare? È stata fatta una eresia? No. Ci da solo fastidio che ci siano entrati nella nostra infanzia e adolescenza. Il punto è questo. E il punto è anche che vorremmo noi poter rivivere Hogwarts come se fosse sempre la prima volta. Beh, questo avviene? Si, Hogwarts ci viene presentata come sempre. Cambia la relazione del protagonista con il castello. Il suo dissidio, stona in noi ed è per questo che ci diventa ostico accettare la storia per quel che è. È un punto di vista a noi estraneo, ma è pur sempre un personaggio nuovo che approcciamo per la prima volta e a cui accadono cose strane, assurde che per la nostra fantasia non riuscivamo ad immaginare e che ora ci sono state rivelate e non sono come le vorremmo. Ma noi non siamo la Rowling. La maternità è sua.

Considerazioni.
A noi quindi spetta solo di entrare in punta di piedi e di stenderci laddove lei ha voluto e ci ha concesso distenderci e adagiarci. E questa volta è avvenuto in una storia sua, scritta e adattata da due… estranei, che però hanno, con i loro limiti e col fatto che non sono la Rowling, presentato in modo scheletrico. Solo andando a teatro potremmo assaporare tutto ciò e son sicuro, perché io rileggendo ho avuto la sensazione di un gancio che mi trainava indietro in quell’ambientazione e quella magia, quasi a risentire le musiche di alcune scene, if you know what I mean, che la storia funziona, che lascia l’amaro in bocca, ma al tempo stesso un senso di appagamento e di “siamo a casa” ci sta. Dopotutto la Rowling non ha mai parlato della magia. Lei ha parlato delle relazioni umane, della vita delle persone, delle loro difficoltà e delle prove che, per predestinazione o per scelta, i suoi personaggi devono vivere e affrontare, insegnandoci a fare altrettanto.
E in Harry Potter e la Maledizione dell’Erede, tutto ciò è più leggero, ma avviene.

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Io mi fermo qui, ma è mia intenzione metter su una diretta sul canale, nella quale poter parlare a botta e risposta con voi di quello che potrebbe uscire dalla chat della diretta. Ma non ho un seguito tale da poter far uscire fuori una cosa così articolata come vorrei. Però aspetto voi!
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Re_Censo

Pubblicato da Re_Censo

Re_Censo è un nome inventato, gestito, prodotto e presentato da "OIRAD Studio d'Arte Grafica di Piedimonte Dario". Format di videorecensioni di libri, fumetti, manga, anime, film e telefilm.

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