Tutto chiede salvezza
#LASETTADEILIBRI
Oggi torniamo a vestire i panni della Setta dei Libri per la lettura di settembre 2022. Iniziamo!
Il libro di oggi è quindi “Tutto chiede salvezza”.
La storia si apre come uscendo da un brutto incubo, catapultandosi in uno nuovo e Daniele, nome del protagonista, prende fuoco perché un pazzo ha deciso di appiccare un incendio ai suoi capelli. È proprio così che Daniele Mencarelli, personaggio in cui l’autore stesso si ritrova e si racconta, scopre di esser finito in ospedale dopo una violenta esplosione di rabbia, in cui ha quasi ucciso il padre la sera prima.
Ma Daniele non è in un ospedale qualunque, bensì in un reparto psichiatrico, sottoposto a TSO, il trattamento sanitario obbligatorio. Scollegato da tutto e da tutti, in primis dalla sua famiglia, Daniele si ritrova incastrato in un mondo che non solo è ovattato e lontano dalla realtà, ma che lo costringe, nel vedere i suoi compagni di stanza, a fare i conti con quanto ha fatto per arrivare lì, scontrandosi e scaricando la rabbia sul padre, ma anche e soprattutto per quanto ha in testa e non riesce a vedere e affrontare.
Daniele è infatti seguito da alcuni medici, ne ha cambiati un bel po’, ma nessuno sembra riscontrare un particolare interesse in lui, soprattutto perché nessuno di loro lo tratta con quell’accoglienza che invece Daniele stesso ritrova in Mario, uno dei suoi nuovi compagni di stanza.
Per sette giorni, dovrà vivere con se stesso, partecipando ogni giorno ad un colloquio con uno dei medici del reparto.
Il libro è suddiviso così in sette giorni, scandendo il tempo nel quale Daniele vive questa esperienza del TSO e sono giorni che vengono vissuti e raccontati così in prima persona dall’autore, che ce li trasmette come se fossimo lì con lui nel reparto.
I primi giorni sono l’introduzione nel reparto, di come è fatto, gli spazi, i luoghi, le regole e anche i suoi compagni ci sono raccontati uno per uno, passando inizialmente in modo molto repentino dall’uno all’altro, raccontati con pochi dettagli, ma con molti elementi che ce li fanno così apparire vividi e reali, concreti e coerenti. Insomma, non una fantasia campata in aria.
Il libro è nel link affiliato!
Quello che mi ha sorpreso di questo libro è il modo di raccontarsi del protagonista che, a lungo andare si apre sempre di più e abbiamo così modo di vederlo per quello che è. Poniamo non sia un lavoro autobiografico, per poter parlare più liberamente, ma sempre con rispetto.
Il narratore, Daniele, sulla base di quanto accade nei sette giorni, costruisce e racconta un percorso nella memoria, muovendosi nel suo passato, scavando, volente e nolente, nei motivi che lo hanno portato a essere quello che attualmente è, ad ammettere che ha bisogno di aiuto e il posizionarsi in una relazione forzata con altri che tutti definiremo “pazzi”, significa aumentare i pensieri su se stesso, la riflessione e il lavoro dentro di se. In realtà non sembra lavorare molto su se stesso, non più di quanto invece sono gli altri suoi compagni di stanza a esporsi e mostrarsi. Daniele non sembra partire di sua iniziativa, ma anzi i suoi movimenti sono in risposta a quanto gli altri lo colpiscono, lo mettono in condizione di riflettere.
Come fosse trascinato dalle onde, Daniele inizia a ondeggiare e poi a prendere vita, scoprendo attraverso gli altri, uno sguardo diverso con cui osservare la sua vita e prendere nota, consapevolmente, di ciò che lo costituisce, del valore delle relazioni, della famiglia, rimodulando le sue impressioni e comprendendo con quanta durezza afferra e percepisce il dolore, l’altrui come il proprio. Nella sua condizione percepiamo il bisogno e con il bisogno, la sua vulnerabilità e insicurezza e quindi la necessità di essere capito, accolto, voluto.
Mencarelli apre così sul mondo di Daniele una finestra e lo mostra al mondo, mostrando come basterebbe un briciolo di delicatezza a cambiare il mondo, come le relazioni possano essere sì distruttive, ma anche capaci di costruire e dare vita. E ne da un esempio stupendo delle pagine 106, 107 e 108, mettendo i suoi personaggi a raccontarsi, confidarsi tra loro, confrontarsi, scambiarsi impressioni, sentire voci e pensieri altri dai propri, dai nostri così precostruiti e assodati. Ci mostra come il mondo non dia occasioni a chi non sa afferrarle e quasi rubarle dalle mani altrui, prevaricando chi invece non ce la fa.
Nel fare questo ci piazza anche una tragedia, nella tragedia delle vite presentate sinora, come punto di partenza di un climax che doveva invece condurre alla fine del TSO e mi sarei quasi aspettato di vederla, la tragica fine. Invece no, tutto sembra infatti condurre a una conclusione che riporti le cose allo stato precedente al TSO, per tutti gli altri, mentre per Daniele la musica sembra diversa, come se finalmente fosse entrato in contatto con una parte di se con cui riuscire a usare i giusti strumenti per costruire e vedere finalmente la luce.
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Il libro è un vero e proprio crescendo, all’interno di una spirale che sembra inizialmente autodistruttiva, ma che invece fa toccare il fondo e poi fa risalire e il tutto si dimostra reale proprio nella parte che conduce alla fine, alla pizza condivisa, allo spavento per l’incidente e per la preghiera che Daniele esprime, quasi come contrapposizione al modo di fare dei medici che non ci mettono più umanità nella loro professione e nel loro relazionarsi ai pazienti, delle ultime righe: salvezza.
Salvezza che apre sicuramente anche un tema religioso e di fede, appena accennato in precedenza ed espresso anche in maniera molto sobria e cristallina. Salvezza che esprime tutta la condizione di Daniele e la condizione umana di incertezza e attesa.
Un libro che mi ha preso e toccato nel profondo, che, come pochi, ha saputo mettere in discussione un po’ di cose dentro di me e mi ha chiamato proprio per nome, per farmi capire come io sia stato fortunato o quasi sul punto di essere quel Daniele o non esserlo e aver avuto le occasioni che forse a lui sono sfuggite, forse per questo in me è nato un senso di compassione e di vicinanza.
Veramente una bellissima lettura, come bello è stato il film suggerito da Marco Cioni, Cinque giorni fuori” che vi consiglio vivamente di vedere per assaporare meglio questo libro, poi magari ne parliamo assieme in una nuova puntata, se vi va.
Sono veramente colpito, soddisfatto e ispirato da questa lettura. Però ora voglio assolutamente sapere la vostra, cosa ne pensate, che esperienze simili avete fatto o cosa vi aspettavate da Daniele e dagli altri ricoverati con lui.
Vi aspetto nei commenti, qui sotto, ditemi la vostra! Vi ringrazio per la visualizzazione e per aver passato del tempo assieme! Come sempre, il libro è nel link affiliato, nell’infobox, così potete recuperarlo!
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