FOCUS ON
Charlie Hunnam
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Video di luglio, questo FOCUS ON è nato dal suggerimento di alcuni di voi.
Sul mio profilo Instagram e sul canale Telegram, vi ho chiesto di cosa parlare, tra attori e attrici. Tra gli attori c’erano anche Ewan McGregor, Dan Stevens, Henry Cavill, Pierce Brosnan, Hayden Christensen, Timothy Dalton, Tom Hanks.
Ma a vincere è stato Charlie Hunnam, secondo McGregor con cui vi ho chiesto di scegliere perché una filmografia più corposa.
Quindi vi ringrazio per i suggerimenti, oggi parleremo proprio Hunnam!
Charles Matthew Hunnam è nato a Newcastle upon Tyne il 10 aprile 1980.
La sua carriera di attore parte già a soli nove anni e dopo la separazione dei genitori, si trasferì a 12 anni, nel Lake District. Si iscrisse quindi al “Cumbria College of Art and Design” e al contempo iniziò a rendersi indipendente tramite alcuni piccoli lavori.
Dopo la prima scrittura, in tre episodi, nel 1999 partecipò per la prima volta a un film, “Che fine ha fatto Harold Smith?“.
Con “Queer as Folk” dello stesso anno, divenne famoso e la sua notorietà si allargò al di fuori dell’Inghilterra, fama che con “Hooligans” si consolidò. Stabilitosi a Los Angeles, entrò a far parte della produzione televisiva “Young Americans“.
Hunnam interpretò poi “Abandon – Misteriosi omicidi“, “Ritorno a Cold Mountain” e recitò ne “I figli degli uomini” e nella serie televisiva che lo ha consacrato al mondo “Sons of Anarchy” nel 2008.
Ha ricevuto due nomine come miglior attore in una serie drammatica al “Critics’ Choice Television Award” del 2012 e del 2015 e una al “Satellite Award” del 2015.
A contraddistinguerlo è la sua versatilità e sicuramente l’aspetto estetico, con la sua altezza e il fisico palestrato. Hunnam, infatti, è classificato nono nella lista dei 100 uomini più sexy del mondo stilata dalla rivista Elle Girl.
Il 2 settembre 2013 viene nominato dalla scrittrice britannica E. L. James quale interpretare del personaggio Christian Grey per la versione cinematografica del suo romanzo “Cinquanta sfumature di grigio“, ma Hunnam lascia la produzione del film dopo pochi giorni, per impegni televisivi e nel 2017 è protagonista della pellicola “King Arthur – Il potere della spada” e nello stesso anno il riadattamento cinematografico del romanzo “Papillion”.
Il film più recente e ultimo a cui ha partecipato è “Omicidio a Los Angeles“, arrivato in Italia nel marzo del 2022, non è uscito nelle sale ma su Sky Cinema Uno.
Purtroppo, nonostante sia quindi un attore alquanto conosciuto e apprezzato, sulle piattaforme online ho trovato ben pochi titoli disponibili gratuitamente. Molti non ci sono proprio e la gran parte sono a pagamento per noleggio o acquisto digitale.
Hooligans (Green Street) regia di Lexi Alexander, (2005) – PRIME
Matt Buckner deve lasciare Harvard, espulso per colpa del suo compagno di stanza tossicodipendente. Raggiunge la sorella a Londra e conosce il fratello del marito, Pete Dunham.
Ed è qui che incrociamo Hunnam nelle vesti di un leader degli hooligans del West Ham United, la Green Street Elite (GSE) che travolge con la sua potente personalità il giovane Matt, interpretato da Elija Wood che da insicuro e debole diviene parte integrante del gruppo.
Hunnam ha qui una camminata troppo accentuata, fissa, impostata, troppo legata forse al mondo delle passerelle, ma sin da subito si vede la sua propensione per ruoli così forti, fisici, dinamici.
Il film è coinvolgente, racconta uno spaccato della società con una veridicità legata all’aspetto relazionale e personale dei personaggi che diviene la narrazione principale quando si scoprono i trascorsi di alcuni di loro ed è forse l’aspetto più interessante di un film che altrimenti mi avrebbe sinceramente annoiato.
Apice di tutto questo è il destino stesso di Hunnam che sembra diventare, per Wood un fuoco ispiratore che, come una fenice dalle ceneri, rinasce e si proietta nel futuro.
King Arthur – Il potere della spada (King Arthur: Legend of the Sword), regia di Guy Ritchie (2017) – TIM/NETFLIX
Abbiamo già parlato di questo film nel 2017, quando lo vidi al COMICON, quindi vi lascio la puntata e vi parlo direttamente di Hunnam che vediamo nei panni di Arthur.
La storia è centrata sugli antefatti, in parte rivelati e in parte che saranno mostrati man mano e che pretendono, nella loro rapidità, di dare consistenza al personaggio che però vediamo di volata, in una crescita fisica e mentale raccontata per fotografie e piccoli episodi.
Qui la fisicità di Hunnam è palesemente la protagonista, su di essa di sviluppa gran parte del personaggio, agli inizi, ma se non riesce a creare il fascino di Re Artù, dall’altro lato ne crea uno nuovo e forse è questo il peccato più grande che sovviene quando si riflette sul fatto che non c’è stato più un seguito a questa pellicola.
Hunnam è ancora una volta molto presente nella caratterizzazione del personaggio a livello fisico e da qui in poi lo vediamo con una barbetta che ancora valorizza il suo volto. Ma è una parte ancora molto fisica, di reale interpretazione, emotiva, coinvolgente, non ho visto ancora nulla.
Papillon, regia di Michael Noer (2017) – PRIME
Mea culpa, pensavo di avervene parlato, ma evidentemente non è così.
Remake del film del 1973 e ispirato al romanzo autobiografico “Papillion” di Henri Charrière, siamo trasportati nei ricordi del protagonista, a partire dalla Parigi degli anni trenta, dove proprio Charrière, soprannominato “Papillon”, viene incastrato per un omicidio.
Huunam è quindi interprete di un personaggio mandato all’ergastolo ai lavori forzati nella peggiore colonia carceraria nella Guyana francese. Ma non è solo. Pur di sopravvivere stringe un’alleanza con un falsario francese e insieme proveranno più volte a scappare.
Oltre all’assurdità storica di quanto raccontato, a quanto sia stato disumanizzante una situazione punitiva del genere e tutte le esplosioni di violenza scagliate sui carcerati, qui finalmente Hunnam non è più legato al suo fisico, che viene man mano privato di forza, salute, virilità, ma anzi riesce a calarsi nella sofferenza, nel dolore del personaggio, nella solitudine, disperazione e pazzia e questa spogliazione che vediamo, avviene lentamente e con una costanza decisa, soffocante.
Ma è forse la prova, sinora, più importante per l’attore, visto in questo FocusOn, perché ci mostra realmente le sue capacità, la pazzia, la scaltrezza di Charrière.
Poco o per niente riuscito è invece l’invecchiamento visto nelle ultime scene, in cui trucco, parrucco e protesica non sono riusciti nell’intento.
Triple Frontier, regia di J. C. Chandor (2019) – Netflix
Film di una noia mortale. Si apre con un buon ritmo, con una credibilità e coinvolgimento importanti, ma tutto finisce lì per poi annoiare fino al momento clou della pellicola, per poi ripiombare in una lentezza veramente snervante.
Protagonisti sono cinque ex-membri delle forze speciali che decidono, guidati da Santiago Garcia, Oscar Isaac, di derubare un narcotrafficante. Questa è solo la prima tessera di un domino che inizia a cadere sulla successiva in una serie di eventi e conseguenze nefaste che, nella lentezza del film, si concentrano molto sui rapporti tra i cinque, senza però arrivare a un dunque.
Hunnam qui è William Miller e oltre ad avere una gran resistenza ai proiettili che gli bucano lo stomaco ma che lo fanno rimanere mirabilmente ancora tra i vivi, non fa altro che vederlo ancora una volta in una parte più fisica, poco impegnata, che non fa altro che presentarci l’ennesimo personaggio duro, stereotipo del militare, che poi però non costruisce nulla nella sua caratterizzazione.
Una prova andata veramente a fallire e che non merita per niente. Unica nota è Tom Davis, Ben Affleck, inespressivo e depresso. Interpretazione facile e veritiera per lui, a quanto pare. Dove lo metti lo metti, sempre uguale esce.
Jungleland, regia di Max Winkler (2019) – Netflix
Walter “Lion” Kaminski, talentuoso ex pugile professionista, e suo fratello Stanley Kaminski, ex detenuto che si spaccia per il manager del fratello, sono bloccati in una relazione tossica in cui, tra lavori umili, di notte tentano la fortuna nella boxe per riscattarsi tramite le scommesse.
Stanley, Hunnam, è il tipico montato che crede nella favoletta e spera nel riscatto. Non è per niente un personaggio di tipo fisico, ma anzi è bello, in tutto il film, poter vedere il suo attaccamento al fratello, quanto maniacalmente voglia tenerlo al meglio, allenato, in forma, fisso in una disciplina ferrea in cui nulla può fare per perdere la concentrazione, mentre per lui sono disponibili tutti i tipi di piaceri.
Non è tutto rosa e fiori e per sdebitarsi nei confronti di un criminale, devono accompagnare una giovane ragazza da un boss a Reno, in Nevada. Ed è la presenza di Sky che inizia a minare la stabilità precaria della relazione tra i due fratelli.
Ed è proprio sull’apice del climax narrativo, nel momento in cui è proprio Stanley il più a rischio, che si vede tutta la potenza dell’interpretazione di Hunnam che mi ha preso allo stomaco e mi ha lasciato molto colpito nel vedere la paura, l’attaccamento al fratello, il difenderlo e addossarsi colpe, come colpito e sorpreso mi ha lasciato la reazione di Lion, un vero leone pur di salvare il fratello che subito riparte, in questa dipendenza tossica, a tutelare e proteggere il fratello pugile.
Un film molto crudo, che non ha un finale felice e positivo, che non riesce a sanare la situazione tra i due, ma anzi li strappa a due destini diversi e lontani. Non il mio genere, ma è una piccola finestra sulle capacità di Hunnam che non mi ha deluso.
The Gentlemen, regia di Guy Ritchie (2020) – TIM VISION
E concludiamo con un film che ho veramente tanto apprezzato e che vede Hunnam realmente al meglio di se. Torna a lavorare con Guy Ritchie che firma la pellicola con il suo stile narrativo bello, fresco, ritmato. Già la fotografia è interessante, bella, morbida, calda.
Snobbato dal re della cannabis, Big Dave, editore del tabloid Daily Print, assume un investigatore per indagare i legami che ci sono tra Mickey Pearson e alcuni Lord dell’Inghilterra.
Il film è un thriller con presenza di gangster, ma ha molto più il sapore della commedia con quella nota umoristica inglese e la storia è raccontata sotto forma di metanarrativa, tipico di Ritchie che riesce a incastrare in sfere concentriche parti sempre più approfondite della trama, creando così spessore e profondità. Il sapore ricorda Sherlock Holmes e King Arthur palesemente, ma questa volta l’azione non si concentra su scene di combattimento fisico, quanto di svelamenti e nascondimenti dell’intreccio, con un dialogo a botta e risposta iniziale che stuzzica e cattura.
Hunnam veste i panni di Raymond Smith, aiutante di Pearson, con problemi ossessivi sull’igiene e sul non voler essere toccato, che lo rendono quasi uno scorpione, all’apparenza calmo, mite, controllato, sempre sul pezzo, per poi scattare improvvisamente in episodi di ira e violenza. Riesce a calarsi veramente in maniera credibile nella parte, come fosse un’ombra alle spalle del capo, con una buona libertà di movimento e il fatto che la storia si racconti a svelamenti continui, aiuta anche ad apprezzare la caratterizzazione data al personaggio, che per la prima volta non vediamo nudo o sotto il punto di vista della prestanza fisica, ma anzi molto più mentale.
Penso proprio che, anche per il resto del cast presente, veramente formidabile, questo sia un degno esempio della bravura di un attore che sta sbocciando e mostrando le sue doti.
Purtroppo abbiamo visto come siano pochi i film presenti gratuitamente e manca praticamente tutta la filmografia centrale della carriera di Hunnam che magari ci avrebbe permesso di vederlo in copioni differenti e personaggi disegnati su note nuove. Non è palese la crescita e la maturazione delle sue capacità, ma sono intuibili proprio a partire da King Arthur e Papillion, messi a confronto con un Hoolingans e il salto che si fa sull’ultimo film uscito, The Gentlemen, ci tratteggia proprio la sua capacità di variare i personaggi e mostrare capacità che altrimenti sarebbero relegate in personaggi anonimi e caratterizzati tutti con lo stampino, ossia i bellocci fisicati, con problemi di droga e socialità. Invece c’è stata una deviazione che lo ha portato ad approcciare una crescita e una maturazione veramente interessanti.
L’ultimo film di Hunnam è Omicidio a Los Angeles, uscito a marzo solo per Sky Cinema Uno e sono curioso di recuperarlo.
Vi ringrazio di aver votato Hunnam, a pochi voti da Ewan McGregor, decisamente più sostanzioso, ma di lui magari sarà il prossimo turno, chissà!
E voi invece? Cosa pensate di questo attore che avete votato? Cosa pensate possa interpretare in futuro e in cosa invece non vi è piaciuto? Ditemi cosa ne pensate! E se la puntata vi è piaciuta, ricordate di mettete mi piace e di condividerla con i vostri amici e se ancora non vi siete iscritti, cliccate il pulsante e la campanella a lato!
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