@Re_Censo #537 Le buone maniere – Giugno parte 2 | #LASETTADEILIBRI

Le buone maniere
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Oggi torniamo a vestire i panni della Setta dei Libri per la lettura di giugno 2022. Iniziamo!

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Questo mese, con La Setta dei Libri, torniamo nel mondo delle graphic novel con Bao publishing e lo facciamo con due volumi. Il secondo è “Le buone maniere”, pubblicato nel 2022, scritto e disegnato da Daniel Cuello. Costo di 21 €.

    Daniel Cuello è nato a Córdoba, in Argentina, il 22 ottobre 1982. Trasferitosi con la famiglia nel 1990 in Italia, è un fumettista autodidatta, molto attivo sui social e da anni pubblica graphic novel e racconti brevi, illustrazioni e vignette.
    La sua vita, costantemente a metà tra l’argentino e l’italiano, e un misto di sette nazionalità differenti, gli permettono di essere un autore molto attento al sociale e al racconto dei moti dell’animo umano, all’interno della società da lui vista in chiave politica e distopica.
    Molte delle sue opere sono raccolte in “Guardati dal beluga magi-co” pubblicato da BAO Publishing nel 2018.
    Nel 2020 vince il Premio Micheluzzi del Napoli Comicon con la graphic novel “Mercedes” e “Le buone maniere” è il suo ultimo lavoro, pubblicato sempre da Bao Publishing.
    Nel corso del tempo ha collaborato con varie Case editrici come “Baldini+Castoldi“, “Linus“, “Becco Giallo“, “Longanesi“, “Corriere della sera” e altre, con un paio di apparizioni sulla “Settimana Enigmistica“.

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Il libro di oggi è quindi “Le buone maniere”.

    Incastonato in una città anonima di cui si conosce ben poco e si vede anche meno, c’è un edificio della Pubblica Amministrazione e al suo interno, nell’Ufficio 84, è in corso un avvicendamento.
    A capo dell’ufficio va via Sofia e subentra il nuovo direttore, da lei indicato.
    Nonostante la storia si apra su una scena notturna con una nave che si dirige verso un porto, siamo subito catapultati nell’ufficio dove Sofia che va in pensione non riesce a essere ascoltata, le viene imposta la torta, nonostante non la voleva. C’è poi una futura mamma che ha già deciso cosa e chi dovrà essere la futura bambina, pianificandone i giorni prima ancora che ce ne sia uno, col marito pronto a scalare la gerarchia dell’ufficio e non solo.

    Una piccola scenetta quotidiana tra colleghi in una cornice che solo apparentemente è festaiola, ma che già descrive un forte degrado sociale in cui l’assenza della comunicazione è quasi alla base di questo marciume.
Proprio in questa appare il nuovo Direttore, Teo, un giovane uomo che sembra non avere arte ne parte, indicato non si sa perché a prendere un ruolo importante nell’ufficio del partito in cui tutti i personaggi lavorano.

    Così non si introduce solo Teo e mano a mano il suo background, attraverso una narrazione fatta di flashback e sogni, ma anche l’idea stessa dell’ambientazione di questa storia, il cui procedere e il destino di tutti è avvolto e avviluppato nelle spire del fantomatico, onnipresente, oppressivo, partito che tutto sa, tutto decide.
    Quale il compito di questi impiegati? Il loro è l’ufficio della censura, col quale appunto il partito decide cosa deve essere raccontato, cosa deve essere messo all’indice e bandito, distrutto, dimenticato.

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    Inizialmente la narrazione è molto frettolosa, salta da un personaggio all’altro, di sogno in sogno, di ricordi del passato a incubi vari, mostrandoci in un vortice ben organizzato, e solo all’apparenza frammentario, quale sia la condizione dei personaggi. Non parlando direttamente del partito e della realtà in cui vivono, almeno inizialmente, la storia si concentra nel darci tutti gli strumenti necessari a conoscere i personaggi, a creare legami con loro, mostrandoceli nel proprio quotidiano, tra battute, litigi, discussioni, interessi, modi di essere e di fare, difficoltà nelle relazioni lavorative che creano così un corollario umano veramente affascinante. Sembra quasi una sit-com, una finestra aperta su un normale quotidiano, veramente ben riuscita e raccontata, che funziona poi benissimo attraverso le vignette e i silenzi, quindi le espressioni e le reazioni stesse dei personaggi, tanto che il movimento da una vignetta all’atra sembra realmente creare quella continuità visiva che permette di apprezzare il fumetto come fosse invece una serie tv.

    La storia diventa poi effettivamente diversa quando il partito prende nel nostro immaginario una posizione preminente e, nella sua oscurità, una costante presenza asfissiante. Il tipo di narrazione è quindi quella distopica, che prende a pretesto il mondo reale, per allontanarsi in contesti futuristici o paralleli in cui la politica ha preso il sopravvento e tutto è posto sotto il suo occhio giudicante.
    I personaggi sono quindi ancora una volta i mezzi attraverso cui scopriamo e indaghiamo questa realtà, perché sono le loro paure, reazioni e comportamenti a raccontarcelo. Ma ancor meglio, è Teo stesso a mostrarci questa distopia, attraverso il suo vissuto, i suoi problemi, a come man mano le pillole per dormire aumentino sempre più nella sua mano, senza sortire effetto alcuno, trascinandolo così in una spirale distruttiva in cui l’unica fonte di luce e di riflessione è la zia che gli fa da cassa armonica, anche quando non è presente, per risvegliare la sua coscienza.

    Questo quindi muta la narrazione, perde quelle accezioni e sfumature comiche, per tingersi di oscurità, tensione, dramma, soffocando la condizione del protagonista, assieme a quella degli altri personaggi, tinteggiati in modo sempre più umano, complicato, definito.
Cosa che uno si aspetterebbe di vedere anche nello stile, nella linea dati al disegno, ritrovarsi faccia a faccia con un disegno particolare, corposo, stilisticamente impeccabile, veritiero, magari bello colorato in digitale come i migliori sfornati da DC e Marvel, invece no.

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La linea di Cuello è essenziale, minimalista. Lo si vede già solo dalle vignette, tirate a mano libera, come per i baloon che si intersecano tra loro, si sovrappongono con i personaggi, escono dal layout. Eppure riesce a costruire dei personaggi che, seppur non abbiano nulla di anatomicamente corretto, nel loro essere filiformi, posseggono un volume particolarmente spiccato, giocato dai colori, dalle ombre, dalla posa che impegnano nelle scene. Volti puliti, resi con il minimo essenziale, che si riempiono come ragnatele nelle espressioni che più danno loro vita, come quelle di stupore e soprattutto di rabbia. Volti, insomma, veramente comunicativi che nelle scene consecutive e mute, parlano di per se.
E nella semplicità dello stile, si riesce comunque a dare forma a interessanti dettagli, sia per le caratterizzazioni dei personaggi, sia per gli ambienti, le scene di esterni ed interni che richiamano molto scenografie di film e telefilm anni ’80 e ’90.

In tutto questo è quindi il disegno che comunica la personalità di Teo, i suoi dissidi interiori, i problemi irrisolti che si porta dietro e il percorso che sembra invisibile ma che invece compie solitario e silenzioso nella sua vita e nei venti anni che ci sono taciuti nel flashforward.

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Le tematiche sono tante, potentissime perché attuali, spaziano da quelle individuali dell’accettazione di se, del proprio passato doloroso, del proprio essere, dei propri limiti e del saper superare certi rimpianti. Come anche ci viene presentato un mondo arrivista, diabolico e pronto a tutto pur di scalare la società a scapito degli altri, tanto quanto dei propri figli, imponendo su di loro i propri desideri e mire.
Ma anche le belle relazioni matrimoniali che si specchiano in quelle fedifraghe e più libertine.
Temi che vedono la pericolosità di certe idee strampalate, di assolutismi ed estremismi che salgono, chissà come, al potere e che iniziano a limitare le libertà e a costruire una bolla apparentemente fatata, fatta di inganni, bugie, silenziosi tagli e nascondimenti per meglio esercitare il proprio potere. E al di fuori invece, un mondo in rivolta contro il tumore che si è andato creando, taciuto, nascosto ma che invece è più vivo e vibrante della storia raccontata fino a quel momento.

Il perché del titolo poi, è tutto da scoprire e non posso parlarne o rovinerei più di metà della storia, ma è un messaggio che trovo potentissimo.

Insomma, una graphic novel veramente densa, carica, non c’è un solo elemento che non si lascia osservare, gustare e interrogare. Sono veramente soddisfatto di averlo letto e mi ha molto incuriosito l’accenno a Mercedes, il che mi fa pensare che Cuello dia un collegamento a ogni sua opera. Chissà! Però ora sono curioso di sapere la vostra, cosa ne pensate, cosa vi ha entusiasmato o se non avete provato nulla e il perché. Ditemi la vostra!

Vi aspetto nei commenti, qui sotto, ditemi la vostra! Vi ringrazio per la visualizzazione e per aver passato del tempo assieme! Come sempre, il libro è nel link affiliato, nell’infobox, così potete recuperarlo!

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Pubblicato da Re_Censo

Re_Censo è un nome inventato, gestito, prodotto e presentato da "OIRAD Studio d'Arte Grafica di Piedimonte Dario". Format di videorecensioni di libri, fumetti, manga, anime, film e telefilm.

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