@Re_Censo #505 The Adam Project

The Adam Project

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Oggi facciamo un viaggio nel tempo, con uno sguardo al presente. Iniziamo!

@Re_Censo #505 The Adam Project

La puntata di oggi tratterà quindi il film “The Adam Project“, uscito su Netflix l’11 marzo 2022, anche se il progetto iniziale è partito ben dieci anni prima e protagonista doveva essere Tom Cruise, ma con l’acquisto nel 2020 da parte di Netflix, la Paramount si è messa da parte.

La storia si apre nel 2050 e ho subito pensato ad un contatto alieno che avesse permesso i viaggi nel tempo, ma sono stato corretto immediatamente.

Adam Reed, un pilota di jet del tempo, sta scappando e invece di atterrare nell’anno corretto, finisce nel 2022.

Ma la storia si focalizza prima su un ragazzino, molto spigliato, decisamente dalla lingua lunga e affilata, che però puntualmente le prende dal bullo della scuola.
Il ragazzino ha una storia alquanto travagliata, poiché 14 mesi prima ha perso il padre e la relazione con la madre non è proprio tra le migliori, perché si sa, il dolore fa male in molti versi.

Proprio in questa, il pilota appare a casa del ragazzino e avviene tutto ciò che, normalmente, in un film di fantascienza non deve mai accadere: il futuro incontra il se stesso del passato.
Il pilota Adam incontra il se stesso dodicenne.

Il momento della rivelazione di questa identità è stupefacente, ha una tensione e un trasporto incredibilmente forte, reso probabilmente dalla capacità di entrambi gli attori, Ryan Reynolds e Walker Scobell, di una incredibile mimica facciale e di un continuo rimbalzo di battute e movimenti.

@Re_Censo #505 The Adam Project

Apparentemente i due sembrano proprio essere su due pianeti differenti, uno muscoloso, palestrato, pilota e abilissimo, l’altro invece un rammollito, smilzo, senza un muscolo e con l’asma.

Il film ha una durata di poco più di un’ora e mezza, ma riesce a condensare in se molti temi, in un genere che non si limita ad essere solo fantascientifico, ma anche d’azione, ovviamente, drammatico per certi versi e con una nota di commedia, che possiamo sicuramente etichettare al protagonista Reynolds, che in questi anni si sta rendendo un pò una macchietta (forse anche attraverso il suo doppiatore italiano Francesco Venditti), perpetrando ormai un personaggio quasi sempre uguale, nelle reazioni, nei movimenti, soprattutto nel parlato, con questo suo continuo botta e risposta molto ricamato e potente, messo poi in relazione perenne con attori molto più giovani di lui, come se fosse quasi un “guru” e la scenetta del se stesso giovane che chiede quante ragazze avrà, ne è un tipico esempio. Insomma, un attore che funziona bene!

E come dicevo, ci sono molti temi che sono trattati, oltre quelli un po’ tipici e che in un modo o nell’altro ci aspettiamo facciano parte della fantascienza, come un amico di lunga data che poi impazzisce e diventa il cattivo, in un modo di fare e un sapore che mi ha ricordato molto Lost in Space, il film.
Ma anche per altri motivi che vediamo un po’ nel dettaglio.

Il tema della famiglia, come luogo nel quale si consuma una tragedia e le relazioni iniziano a incrinarsi, chiudendosi un po’ nel proprio, allontanandosi per incolpare gli altri, perché è il modo più semplice per affrontare il dolore, trasformandolo in odio.

E qui la lingua biforcuta del giovane Adam ne è l’esempio, con il suo essere così tagliente, nei riguardi della madre, soprattutto quando lei inizia a uscire con altri uomini.

Ma è anche vero che lo è al contrario, con una madre che ora deve sostenere da sola la famiglia, occuparsi delle bollette, dei pagamenti, della casa e avere a che fare con un figlio preadolescenziale, senza filtri, che si chiude nei videogiochi, isolandosi e non permettendole di capirlo.
Un po’ meno capisco l’appellarsi con le cattive parole, tipo “stronzetto”, o “sei proprio uno stronzo” e simili.

Questo aspetto viene poi anche indagato tramite la visione futura dell’Adam adulto, che ritroviamo in una scena potente e toccante, ma che ci mostra come siano poi i rimpianti a muovere sostanzialmente le cose, a spingere le azioni nelle relazioni. Rimpianti che si accompagnano a una dose di sensi di colpa, ma che dall’altro lato aiutano, come un estraneo, a far luce su alcune dinamiche e a dare così la scintilla per un rinnovarsi delle stesse.

Ma c’è anche un altro tema importantissimo che è quello, sempre genitoriale, ma tra padre e figlio.

In realtà è un peccato che in questo viaggio, visto che ormai si sono rotte le regole sul non interferire con la propria vita giovanile, non si sia introdotta più a fondo nell’avventura anche la madre di Adam.
Però è l’occasione per far uscire fuori tutto l’aspetto padre-figlio, sotto punti di vista differenti, che passano proprio attraverso l’età.
Il giovane Adam è quasi uno sfondo nella visione del padre, che tanto lo ha li a portata di mano, nella sua linea temporale, mentre con l’Adam adulto c’è tutta la tensione del non detto che si è accumulato negli anni di gioventù e che si è trascinato nell’adolescenza e nell’età adulta tramite la mancanza, tanto da sfociare anche in reazioni di violenza, prima della riconciliazione. Sta di fatto però, che questa forza emotiva, è un po’ demolita dalla recitazione di Mark Ruffalo che continua a non convincermi mai del tutto.

Abbiamo visto il regista, Shawn Levy, già in Free Guy e qui si traghetta un po’ quel tipo di narrazione, non solo propositiva, positiva, leggera e frizzante, ma anche un intreccio molto semplice, non troppo complicato e intricato, tanto che alcune evoluzioni tipiche delle dinamiche fantascientifiche, ce le aspettiamo, come detto prima. Non si crea nessun mondo nuovo, alla Free Guy, ma anzi è un pianeta Terra intriso delle dinamiche reali che conosciamo già, anche se lo troviamo alquanto vuoto.
Ci sono veramente poche persone e anche il cattivo, la controparte da cui Adam adulto scappa, non è realmente capace, non ha una vera inventiva, si lascia scivolare di mano la preda il più delle volte, ed è raccontato quasi come antitesi rispetto alla sua controparte giovane e non viene neanche indagato troppo a fondo il motivo di questa sua involuzione.

I due personaggi di Adam hanno entrambi una crescita, tanto che si arriva ad un punto in cui sembrano scambiarsi un po’ di maturità, l’un con l’altro, così da presentarci dei bei momenti emotivi e riflessivi, che la lacrimuccia la fanno scendere.
Ma qui passa anche un po’ il suo linguaggio visivo, con quella luce morbida, colori chiari, una resa della tecnologia e dei suoi suoni molto presente, per niente pompata, che però, ovviamente, proprio come in Free Guy, riprende e si rifà a narrazioni terze, come il richiamo alla spada laser Jedi e anche il premere tanto sulla concezione dei viaggi temporali alla Ritorno al Futuro o del Multiverso Marvel. Cosa che, in effetti, a lungo andare un po’ stucca.
Ma tutto sembra quasi rifarsi a un ambiente da videogioco, non solo con le luci e la fotografia, ma anche per alcuni design e lo stesso congegno dei viaggi nel tempo è raffigurato come un cannoncino.

 

La narrazione arriva poi al suo picco massimo quando sembra giusto che questo accada, quindi senza tagliare corto su nulla e in maniera molto organica, perché ogni personaggio arriva a sacrificare un po’ di se stesso, e con un escamotage chiamato “Eco temporale”, si lasciano un po’ di porte aperte ad un reset che viene fatto, ma al ritorno delle cose alla loro normalità, è proprio questo escamotage che ci permette di non rimanere con l’amaro in bocca, portando nuovamente i personaggi sulle loro strade, pronti a ricostruirsi e questo è l’ultimo elemento emotivo che viene raccontato e col quale il film si conclude e ci saluta e lo fa con una luce calda, in un ambiente tranquillo, comodo, accompagnandoci a scaricare così l’adrenalina delle precedenti scene d’azione e a scioglierci assieme ai vari addii e ritrovi che sono così raccontati e che ci promettono finalmente la felicità dei protagonisti.

The Adam Project non è un film di chissà che spessore, ma è quel tipo di film quasi commedia, che con la giusta dose di ironia riesce a raccontarsi e ad aprirci le porte su un piccolo mondo che più che raccontare di se stesso, ci racconta dell’umanità, delle relazioni, del perdono e del volersi bene, attraverso proprio i generi con cui si racconta.
Insomma, non un filmone, ma una piccola perla da tenere stretta!

 

@Re_Censo #505 The Adam Project

Mi piacerebbe però sapere voi che ne pensate, se l’avete visto altrimenti recuperatelo e parliamone! Cosa vi è piaciuto, cosa non vi ha convinto e ditemi se ci sono scene e motivazioni che ritenete poco probabili e realistiche, che quindi meno vi hanno convinto. Vi aspetto nei commenti qui sotto, discutiamone assieme!

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Pubblicato da Re_Censo

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