@Re_Censo #499 Ragazze elettriche | #LASETTADEILIBRI

Ragazze elettriche
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Oggi torniamo a vestire i panni della Setta dei Libri per la lettura di febbraio 2022. Iniziamo!

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Questo mese, con La Setta dei Libri, abbiamo letto “Ragazze elettriche“, edito da Edizioni Nottetempo, 2017, scritto da Naomi Alderman, in una brossura particolarmente rossha, morbida e dalle pagine molto sottile. Costo di 20€.

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Naomi Alderman è nata a Londra nel 1974 ed è cresciuta in una famiglia della comunità degli ebrei ortodossi.

Ha studiato alla “South Hampstead High School” e al “Lincoln College” di Oxford.
Dopo il suo trasferimento in America, ha studiato scrittura creativa alla “University of East Anglia” e sin dall’adolescenza ha lottato per il femminismo, supportando i diritti delle donne, un tema che caratterizzerà poi i suoi scritti.

Il suo esordio avviene nel 2006 con “Disobbedienza” col quale ha vinto l’ “Orange Prize for New Writers” e, nel 2017 è stato trasposto in pellicola.
Nel 2011 romanza un libro su “Doctor Who“, dal titolo “Doctor Who: Borrowed Time“.
Nel 2017, col suo quarto romanzo intitolato “Ragazze elettriche“, ha vinto il “Baileys Women’s Prize for Fiction“. Al momento è in produzione una serie tv, ispirata a questo libro.
Alderman è anche autrice di videogiochi e sviluppatrice di app.

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Il libro di oggi è Ragazze Elettriche.
La vicenda è sviluppata in un apparentemente non lontano futuro, nel quale, piano piano, le donne hanno iniziato a sviluppare una strana abilità. A dire il vero, le prime a dimostrare questa capacità sono state le adolescenti e in tutto il mondo, a macchia di leopardo, pian piano, come in una epidemia, le più giovani risvegliavano la capacità anche nelle più adulte e anziane.
In pratica, il genere femminile ha iniziato a trovarsi abile nel generare corrente elettrica dalle mani. Capacità che negli uomini non appariva, se non in rarissimi e determinati casi.

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Il libro è scandito in una decina di parti che quindi dosano il tempo, come in un conto alla rovescia, partendo da dieci anni prima di un grande evento, che inizialmente non è neanche prospettato.
Perché inizialmente questa capacità spaventa, come tutte le cose nuove, perché non la si comprende, non è ben gestita, perché nuova e perché stiamo pur sempre parlando di adolescenti che se sanno gestire le proprie emozioni è già tanto, figurarsi un potere del genere.
Ma il punto è tutto qui, le donne iniziano a prendere coscienza, come del loro corpo che cambia, dell’arrivo del ciclo e delle trasformazioni fisiche, anche della loro nuova abilità e gli studi ne evidenziano la provenienza in un nuovo organo che cresce nelle ragazze e non nei ragazzi.

Al di là della visione scientifica della questione, ciò che si sviluppa in questo racconto è la narrazione focalizzata su alcuni attori, o meglio attrici, attraverso cui si segue l’avvicendarsi degli eventi, come piccole finestrelle, come delle sentinelle sparse nel mondo, attraverso cui un movimento dapprima isolato e piccolo, si espande e diventa un movimento vero e proprio, planetario, globale.

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Sono molte le tematiche che questo romanzo distopico crea e tocca.
Ciò che salta all’occhio, subito e in maniera per niente scontata, è la condizione delle ragazze e delle donne. Vessate, oppresse, violate e violentate, quando prendono coscienza di ciò che sta loro accadendo, si ritrovano a prendere finalmente in mano la loro vita e a liberarsi dall’oppressore. Oppressore che ovviamente, manco a dirlo, è l’uomo. Il maschio, la società patriarcale che fino a quel momento ha guidato il mondo, schiavizzando la donna e relegandola nei ruoli più sottomessi della società: fattrice della prole, casalinga.
Non è così, allo stesso modo, in tutto il pianeta, sia chiaro, ma le differenze sono tutte ben evidenziate e messe in mostra proprio grazie alla narrazione fotografica focalizzata su alcuni personaggi. Mentre quindi troviamo una ragazzina che si vendica del padre adottivo che la violenta per poi fuggire e diventare leader religioso, abbiamo anche donne che prendono potere politico e altre che semplicemente e finalmente si ribellano alla condizione che religione e politica le ha obbligate a vivere e sottostare.

Altro tema, che non manca mai in una narrazione gestita dalla parte americana, è la questione religiosa.
Se il cristianesimo, parente stretto del giudaismo si rifà a immagini maschili di potere e governo, qui si riprendono passi della Bibbia per rigirarli in una visione riveduta e corretta, con manifestazioni di questo potere elettrico come dono spirituale, perché una nuova società possa nascere, sotto la guida di una religione il cui Dio si mostra non Padre, ma Madre e in cui persino i Profeti e il Messia sono messi in posti e accezioni aberranti e, per me, alquanto fastidiose. Ma il problema non è la perversione di un tema, religioso, che come al solito diventa il pretesto per un racconto più tondeggiante, ma proprio la scarsità di fantasia nel non riuscire a prendere il tema e riproporlo in modo più originale e fondato.

Ad aiutare la storia a prendere potenza, forza, c’è anche tutta una serie di illustrazioni che sembrano confermare la veridicità del racconto, come testimonianze storiche di un passato in cui la mutazione che è riapparsa, era già apprezzabile, fino poi a scoprire che in verità quelle erano immagini del presente narrativo, ritrovate poi quindi nel futuro, alla fine del racconto. Racconto che è così completato con lo stesso scambio epistolare che si ritrova a inizio, ma che quindi assume molto più senso e diventa bruciante, sconvolgente, assurdo e potente allo stesso modo e, più di tutto il racconto intero, è quasi un manifesto di un femminismo differente, di una società realmente fondata su una inversione dei ruoli che per tutto il romanzo è annunciato e che invece non sembriamo gustare.

I motivi sono tanti e non si limitano al solo fatto che i maschi, per secoli, hanno spadroneggiato e deciso le sorti del mondo. Ma anche nei metodi più sbagliati, utilizzati dalle donne per poter rivalere sulla società maschile, in tutto il mondo, sia nel civilizzato occidente, come nei paesi che hanno sempre vissuto in guerra, per un motivo o per un altro. Il cambio di passo è sin da subito difficile, incompreso e impossibile da attuare. Ma è anche vero che viene portato avanti come la più becera battaglia ( anche femminista) che sia mai esistita, ossia con la violenza e la guerra, mentendo, costruendo sulle bugie e sulle sostanze stupefacenti.

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Una battaglia che così ci immerge in un mondo che vuole essere dominato dalle donne, che sono però rappresentate uguali, identiche agli uomini e alle depravazioni che hanno e che continuano a combinare in giro per il mondo, pensandosene i padroni unici e indiscussi.
Ma la sua potenza è proprio in questo sovvertire le parti, per ripresentarci la realtà che sembra lontana, diversa, impossibile, ma che poi invece ci è di una vicinanza incredibile e, nel carattere distopico, ci rappresenta tranquillamente.

Allora la violenza dell’uomo sulle donne, gli stupri per soddisfare i propri bassi istinti o anche solo per dire di poterlo fare, diventano le stesse motivazioni femminili nel fare violenza all’uomo. Anche le dittature che in Moldavia presentano l’uomo a capo di una società dove le donne sono di accompagnamento e poi devono rimanere al loro posto, si trasforma nell’esatto opposto, dove il dittatore è dittatrice che si accompagna a uomini di bell’aspetto che devono soddisfarla se non vogliono fare una brutta fine. E le leggi che sono promulgate, che sono lette come assurde, assolutamente disumane, sono le stesse che abbiamo tutt’ora oggi in molti paesi dell’est in cui la donna può accompagnarsi solo ad un uomo della sua famiglia e qui gli uomini possono spostarsi solo se dimostrano che siano con la loro donna guardiana.

In questa limitazione delle libertà, al contrario, ci rendiamo effettivamente conto della bravura e dell’occhio attento di Alderman che, più che nella visione religiosa, ci denuncia la condizione attuale di donne e ragazze, disumanizzate e torturate solo perché l’uomo si sente in diritto di poterlo fare.

Unica nota maschile, unica voce maschile, è il punto raccontato da un ragazzo che per guadagnare soldi diventa un reporter nei territori in guerra.
La sua è parte degli occhi del mondo intero sulle modificazioni che questo potere porta nei luoghi remoti, nel cosiddetto terzo mondo dove gli uomini sono combattuti e la guerriglia urbana è l’unico mezzo per sovvertire lo status quo. Nel suo viaggiare di paese in paese, è l’unico personaggio che ci ancóra ancora alla nostra società e che ci racconta come questa stia cambiano irreversibilmente. E soprattutto racconta la violenza femminile, il loro potere. E il fatto che ci racconti che, di punto in bianco, lui uomo, abbia avuto paura di camminare in una strada piena di donne, perché si sentiva fissato, puntato a vista, violato, sottoposto al catcalling, rende bene l’idea di questa rivoluzione o rivolta del mondo per come lo si conosceva.

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Non nascondo che una narrazione così a pezzi, che saltella e rimpalla tra personaggi diversi, dislocati in punti geografici diversi, è un buon stratagemma per raccontare più luoghi che sembrano lontani e diversi, ma a lungo andare diventa quasi estenuante perché è come se fosse tutto in preparazione al raggiungimento di un solo nodo narrativo che diventerà un solo raccontare fluente, ma che non arriva mai, neanche quando poi tutti i personaggi si incontrano e il saltare tra l’uno e l’altro diventa anche inutile.

Ma ancora più impressionante è il finire della storia, con questo ritorno al mezzo epistolare che conferma quanto nella storia non pensavamo sarebbe mai successo. Dopo il conto alla rovescia, questi dieci anni che scorrono in avanti nel futuro, in cui il potere ha dato alla testa e ci si radicalizza, religiosamente, idealmente e politicamente, si giunge anche al momento di autodistruzione, quando uno dei protagonisti ha un’epifania sulla propria vita, sul suo passato ed è pronto, più che mai a un grande reset che trasforma la società del tempo in una specie di museo medievale da cui attingono poi i due personaggi che si scambiano le missive, in una narrazione ormai distopicamente consolidata, mostrandoci una società veramente diversa, incredibilmente e profondamente modificata e che non è più quella che conosciamo dalla nostra realtà e che però, al tempo stesso, conferma quanto accaduto fino a quel momento nella vicenda.

Per come è ovvio che sia, sarebbe interessante spiegarvi ogni personaggio nel suo specifico percorso, nei suoi pensieri e come questi si possano riflettere nel mondo reale e in quello inventato, che poi però non è tanto difforme da quello che conosciamo. Però vi toglierei di sicuro tutta la bellezza dell’approcciarvi a una lettura che lascia indifferenti e sulle proprie posizioni, come se il cambiamento non ci toccasse, noi nelle nostre roccaforti, ma che poi ci interroga e ci mostra un modo becero di far valere i diritti delle donne, in un femminismo fondamentalista e fatto di estremismi, che, proprio come in una società patriarcale, risulta solo tossico e improficuo a tutti, non solo a un genere rispetto all’altro.
Come quindi non c’è una vera pace e una vera crescita se non si rispetta l’altro, se non gli si da posto, spazio, possibilità. E il racconto della guerra, dei campi profughi, delle motivazioni religiose e politiche, letto soprattutto in queste ore in cui la Russia ha attaccato l’Ucraina, è un discorso, una narrazione, di una potenza incredibile, che se non ci scuote perché nella distopia non lo crediamo possibile, ora più che mai dobbiamo darci una svegliata e una mossa, perché sta già accadendo e un solo uomo ha deciso di portare morte e distruzione in un vaneggiamento di una pulizia contro i neonazismi.
Oggi.
Nel 2022, alle porte dell’Europa.

E di altre guerre il mondo è pieno, di altre ingiustizie, il mondo gronda e gronda del sangue di poveri innocenti, uomini e donne, bambini e bambine.

Se pensiamo di essere intoccabili, forse questo libro fa al caso nostro.

Vi aspetto nei commenti, qui sotto, ditemi la vostra, cosa ne pensate, cosa vi è piaciuto, cosa vi sareste invece aspettati e cosa invece non vi ha proprio dato quella scintilla che speravate di avere!

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Pubblicato da Re_Censo

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