@Re_Censo #44 considerazioni finali #THESHANNARACHRONICLES

CONSIDERAZIONI SULLA PRIMA STAGIONE DI THE SHANNARA CHRONICLES

Diamo per assodato, visti i video precedenti, che non parliamo di una serie TV interamente tratta dalla serie di romanzi di Brooks. Siamo di fronte ad una serializzazione per il piccolo schermo che si è ispirata, e anche moooolto alla lontana, al lavoro dello scrittore americano.

Detto ciò, si capisce da se che non possiamo star a perdere il tempo a fare le differenze di ogni singolo capitolo e riga del libro, in rapporto ad ogni minuto del telefilm.

Prendiamo quindi il lavoro targato MTV per quello che è, ossia un qualcosa di distaccato dal lavoro di Brooks.

Diversi i sapori e diversi sono anche le caratteristiche dei personaggi, dell’ambiente e della storia in se.

Quindi? Basta? Chiudiamo la puntata così?
No, sennò che sto a parlà a fare?
Appurato tutto ciò, possiamo, con un enorme pizzico sulla panza, parlare tra amici di un telefilm  che è “senza infamia e senza lode”, dai ritmi troppo liberi, slegati, quasi senza una vera consistenza, insapore e con grosse incongruenze e falle nel comportamento di alcuni personaggi, sia quelli preesistenti nella versione romanzata, sia quelli inventati ad hoc per la serie tv.

RECITAZIONE
Vista la presenza di Rhys-Davies, forse l’unico che ha dato un certo spessore recitativo e interpretativo, abbiamo la presenza di ragazzi e ragazze di poco spessore, a partire dal protagonista mezzelfo Austin Butler, che non è riuscito a dare profondità al suo personaggio, lasciandolo quasi ai margini di ogni scelta e questo è una pecca della sceneggiatura. Carica di personalità è data da Poppy Drayton, Amberle, e Ivana Baquero, Eretria, che rompono il solito stereotipo di femmine fatali, relegate al ruolo di sfondo di dama di corte e di relegata. Ma più di questo, più del legame accennato in un paio di puntate, non risaltano in nient’altro. Odioso quanto inutile il Cephalo di James Remar, null’altro che stereotipia del manigoldo che cerca redenzione all’ultimo momento.
Nella famiglia reale, odioso, ma necessario, il principe Arion di MacPherson, che però causa la troppa barba non mi è mai sembrato un elfo. Si salva il recitato di Ander, Jakubenko che dallo sfondo passa in primo piano con un forte trasporto emotivo che forse segna anche la sua crescita, quella del personaggio, e il passo in avanti nella storia.

AMBIENTAZIONE
Già detto. La Nuova Zelanda fa miracoli, ma molte scene sono state riportate, anche con i movimenti di camera, in troppi tributi, se così possiamo dire, agli ambienti del Signore degli Anelli. Piani sequenza, voli radenti le montagne, insomma… troppi rimandi. Forse non voluti, ma percepibili da chi ha visto quei film fino allo sfinimento. Si poteva fare di più. Appare, il tutto, come una terra che è messa in secondo piano, se non in scene che devono per forza avere il sapore dell’epicità. Risulta tutto troppo forzato.
Innaturale e senza un perché, i rimandi alla tecnologia e all’architettura pre-apocalisse. Emozionanti, certo, per chi conosce la storia completa, ma troppo “teen-drama” nel risultato finale.

SCENOGRAFIA
Bella Arborlon, negli esterni quanto negli interni. Forse troppo poco elfica, pesante quanto un palazzo umano. Mentre la civiltà umana è resa ancora in caseggiati di legno e pietra, medievaleggianti, se non in accampamenti di popolazioni nomadi.
Il rimando al Rifugio Sicuro, che introduce il Fuoco di Sangue, è… stucchevole, seppur la scelta di infilarla in una antica chiesa, ridotta a rudere, sarebbe stata più interessante se vista di più, invece il tutto si consuma in niente. E le custodi? Un gran peccato vederle sparire così presto, soprattutto per il fatto che potevano esser rese in modo più forte.

EFFETTI SPECIALI
Degni di nota, mi piacerebbe dire, ma sono al limite dello squallore e delle produzioni stile Asylum. Capisco che è dovuto al budget ristretto. Ma a questo punto si poteva optare per qualcosa di diverso e reso meglio.

MAGIA
La magia, che è il cuore di questo genere, è un po’ posta al limiti. Se non per l’uso delle Pietre, che han perso il loro ruolo di pietre magiche della RICERCA, l’uso della magia da parte di Allanon, non compensa affatto le aspettative e l’introduzione di Bandon e del Dagda Mor, tenuto in disparte come un regista, non mi è piaciuto affatto.

POP CULTURE
Per pop culture, intendo tutto il corollario di produzioni prettamente commerciali che hanno contornato la produzione del telefilm.
Teen. Troppo teen, troppo giovanile, come se avessimo bisogno di un’altra serie di flirt tra giovincelli che si spogliano una puntata si e l’altra pure. Allusioni, troppe, persino tra parenti “di quanto sei incinta?” e cose così. Insomma, lo stereotipo della principessa zoccola. Che palle! Anche poi il triangolo tra i due principi e il capitano Tilton. Non ha ne capo ne coda. Ma se non ci sono scene bollenti, ormai i telefilm non fanno “follower”. E si sa, date in pasto alle ragazzine due bei maschietti ignudi che si contendono una ragazza, o due ragazze che si combattono un imberbe mezzelfo… e il successo è assicurato.
Troppo. Anche basta.
Si è giocato su qualcosa di sicuro, per dare forza ad una storia che non ha forza, per come è stata scarnificata. Insomma, è piaciuto giocare facile.

Nel complesso, le puntate filano senza problemi, non ci si annoia nel vederle, ma hanno il sapore dell’aria fritta, di un qualcosa che ha la consistenza del nulla. A fine puntata ne vuoi ancora, ma ciò che resta tra le mani è puro fumo.
Da lettore accanito di Brooks, mi sento violato e violentato di un qualcosa ricco e sostanzioso, buttato in un mixer, frullato e buttato poi per tenere solo gli scarti, l’inutile.
Volete vederla? Ok, vedetela. Ma difficilmente riuscirò ad innamorarmi di una cosa così mal fatta, così “teen drama” che però può piacere ad altri palati. La vedrò in futuro?
Se la produrranno, si, perché sono un masochista e devo sapere che diamine di fine faranno fare agli altri libri, ma spero vivamente che la smettano e che la produzione passi a chi sa cosa ha creato Brooks e cosa può uscire se trasposto su schermo.
E poi esistono sempre le inquisizioni, quindi se le cose non cambiano, in me ci sarà sempre un inquisitore che condannerà questo scempio assurdo.

Buona visione!

Re_Censo

Pubblicato da Re_Censo

Re_Censo è un nome inventato, gestito, prodotto e presentato da "OIRAD Studio d'Arte Grafica di Piedimonte Dario". Format di videorecensioni di libri, fumetti, manga, anime, film e telefilm.

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