The Falcon and the Winter Soldier
il NUOVO Captain America?
Ciao a tutti e bentornati sul canale! Sono Dario e questa è Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD. Se non siete ancora iscritti, potete supportare le attività del canale, cliccando qui sotto e sulla campanella a lato. Info e siti web nell’infobox!
Oggi torniamo nel mondo Marvel! Iniziamo!
Dopo aver parlato di WandaVision, possiamo passare al secondo telefilm dell’MCU presente sulla piattaforma Disney+.
In realtà però, non volevo neanche vederlo, perché proprio Falcon non è un personaggio che mi piace e l’attore mi sta proprio sulle scatole. Anzi, se avete seguito la puntata su Altered Carbon 2, sapete benissimo cosa penso di Mackie, borioso, presuntuoso.
Ma ero ben curioso di sapere perché venivano accostati questi due personaggi così diversi tra loro e accomunati solo dalla relazione con Captain America.
E insomma, ho avuto le mie risposte, quindi andiamo con ordine.
Dopo il blip di Thanos e il ritorno in vita di tutta la metà delle forme di vita coinvolte nel suo genocidio, la situazione mondiale è in crisi e difficoltà e i soliti politici e politicanti non riescono in alcun modo a centrare la situazione per risolverla.
Sei mesi dopo i fatti di Endgame, una nuova agenzia mondiale, la GRC, il Comitato di Rimpatrio Globale, sembra stia fallendo e a opporsi alle loro politiche vi è un gruppo di facinorosi chiamati Flag-Smashers. Guidati da una ragazzina poco più che ventenne, cercano di creare un mondo migliore, camminando sul filo del rasoio tra un’organizzazione terroristica e una semplice banda di esaltati.
E i due eroi? Come si incastrano in tutto questo?
Bucky, il Soldato d’Inverno, è in terapia obbligata, per mettere ordine a quanto gli è accaduto a causa di Zemo e approfittando dell’ordine mentale ottenuto nel Wakanda, è in terapia. Ma ci viene mostrato molto più umano che eroe, avvicinandocelo tantissimo, come uno che ha difficoltà a seguire la terapia e a lavorare su se stesso.
Falcon invece è appesantito dallo Scudo di Cap e lo incontriamo nel momento in cui lo cede allo “Smithsonian Institution” e si dedica a varie missioni con la Air Force, barcamenandosi con la sua vita privata e con le difficoltà ovvie, normali e quotidiane di qualunque essere umano. Anche se qui ci viene presentata la sua famiglia, non trovo e non riesco a trovare alcun pregio nella sua interpretazione.
Entrambi, chi perché chiede aiuto nelle missioni, chi perché deve rinsaldare i suoi rapporti sociali, anche se per motivi diversi quindi, si incontrano nuovamente e la storia principale li porterà ad affrontare i Flag-Smashers, ma nonostante questo, i due personaggi continuano a essere interrogati e investigati in profondità e come era prevedibile, Bucky è quello che per me funziona meglio, non solo come personaggio ma come interpretazione.
La stagione è una miniserie annunciata già nel 2019 e ha un budget di 25 milioni di dollari a puntata. Sei puntate da 49/59 minuti ognuna e alla regia c’è Kari Skogland, regista che penso sia riuscita a mostrare il lato più umano dell’MCU, allontanandosi da super poteri, divinità, magie e misticismi vari, affrontando temi politici, sociali, culturali, mostrando quindi come questa narrazione non sia semplice svago, ma che interroga il lettore/spettatore sui temi di un mondo nel quale vive e con quale deve fare i conti.
Nonostante ho trovato però la narrazione molto lenta, fiacca, scocciante, con una forza che non riesce a decollare a dispetto di WandaVision dove almeno, ad un certo punto, tutto diventa più serrato e ritmato, la storia riesce ad arrivare lo stesso ad un punto nel quale affronta forse il cuore e il centro della sua intera narrazione. Spogliando tutto l’impianto di quei temi con cui è stato presentato, troviamo finalmente il motivo centrale, nascosto dietro al pretesto narrativo.
Fa strano, e probabilmente lo percepisco così proprio a causa di quanto in America stessa sta accadendo da tempo e i cui casi più eclatanti ci mostrano nella cronaca nera, leggasi l’omicidio di George Floyd, capitino all’interno della narrazione di un telefilm supereroistico.
Non sto dicendo che questo viene narrato nella miniserie. Ma tutta la tensione sociale, il suprematismo bianco, trovano qui posto nel creare un nuovo Captain America, bianco, biondo, occhi azzurri e lo scudo ceduto da Falcon sembra dare, proprio all’uomo bianco, quell’okay di cui aveva bisogno per sigillare il proprio volere e la sua stessa visione a scapito di altre.
La combinazione poi di Bucky e Falcon è ancora più forte, perché, due facce della stessa medaglia, si ritrovano a scontrarsi sull’eredità di Cap.
Non lasciare lo scudo a nessuno, contro il non sentirsi adeguato a quanto Captain America stesso sperava e voleva. Ossia aprire il mondo bianco dall’interno per destabilizzarlo e vedere usato il suo simbolo di potere più potente, la bandiera a stelle e strisce, quindi lo Scudo, da una mano che non rappresenta il suprematismo bianco, ma anzi ne avvalora le tesi e le pretese.
E fa strano che questa denuncia politica, che io non vedevo minimamente presente al momento in cui l’anziano Steve Rogers dava lo scudo a Falcon, sia invece il pretesto narrativo per far partire questa denuncia, dall’America all’America stessa.
E come me, evidentemente non la vedeva neanche Falcon.
Che tipo di persona doveva quindi impugnare questo simbolo? Come cercarla? Cosa cercare in questa persona?
Indossare un simbolo che, come detto, è simbolo del potere bianco, con tutta la storia che le stelle e strisce hanno su di loro a causa del passato della storia americana, comporta sempre dei rischi e il nuovo Captain America è quasi più prefigurato come una intromissione nel mondo Marvel di personaggi costruiti più alla The Boys, che di eroismo non hanno nulla.
Quindi chi è l’americano? Questo sembra voler chiedere la miniserie.
Se Captain America si è sempre battuto contro il nazismo di Hitler e dell’Hydra, in questa miniserie sembra voler, indirettamente, dire che non è solo questo il punto, che tolta quella minaccia, ce ne sono altre.
Probabilmente la serie mi ha annoiato talmente tanto che inizialmente non mi sono accorto di tutto questo, ma poi i personaggi, compreso stesso il ragionamento della leader Karli, le loro riflessioni, danno una sferzata e uno schiaffo allo spettatore, buttando di punto in bianco, tra capo e collo, questa enorme patata bollente che continua a non sembrarmi coerente con il dialogo di Rogers a fine Endgame, ma che ha comunque una potenza e una validità incredibile, perché butta nel mondo a fumetti, che sta però raccontando il mondo reale, una realtà vera e concreta che il mondo a fumetti deve affrontare e se può lui, dovremmo di rimando riuscire anche noi.
Dico meglio: se il mondo a fumetti ispira tanta gente e si riveste, nella sua narrazione, di un carattere tale di denuncia, allora è giusto aspettarsi che sia seguito ugualmente, preso a esempio anche quando tratta questi argomenti, in realtà non nuovi nell’MCU, come visto già nel Wakanda di The Balck Panther.
Quindi la rinascita del vero Captain America passa in contrapposizione del nuovo voluto dall’Esercito o dal Congresso, molto più pregno di autorevolezza e forza, nonostante chi impugna ora lo scudo non ha alcun siero che lo avvantaggi, ma solo duro e costante allenamento.
Ciò che non mi è piaciuto è il troppo bianco nel tessuto del costume. Forse è stato fatto per indicare la pace o per leggere in contrapposizione il nero della pelle e darle ancora più forza visiva. Non so, ma sarebbe interessante scoprirne di più su questa iconografia.
Insomma, dal piattume iniziale, e qui mi trovo con la visione di IndieWire di una serie di belle sequenze e immagini fantastiche che però non hanno un riscontro reale nella narrazione, presentato quasi come fosse un colossal, un tipico film americano degli anni ‘70/’80, di guerra, di potenza, forza, vigore, si passa ad una narrazione molto più vera, concreta, vicinissima ai giorni nostri, che ha saputo finalmente, mio malgrado, farmi rivedere le mie posizioni su Mackie che finalmente prende sostanza e credibilità nell’interpretazione che da al personaggio, conducendoci a tutta una serie di eventi che ristabilizzano la presenza e quindi la dignità della vita delle persone con la pelle nera nella storia dell’America, senza bisogno di smontare statue, cancellare monumenti e quant’altro.
Di violenza, sembra voler dire avanti ad una statua, ce n’è già stata a sufficienza.
Ora invece è tempo di costruire e camminare assieme e per quanto possa essere strano vedere impugnato un simbolo del potere bianco in mano ad un nero, le cose vanno così, perché non c’è più questa distinzione. O almeno, ora c’è qualcuno che si prende carico di tutto questo e lo fa a partire dal dialogo, forse troppo stucchevole ma potente, che ha in diretta tv con i responsabili del GRC.
Non penso ci sarà mai una seconda stagione, un po’ come con WandaVision, perché questa è più un piccolo spin-off pronto a raccontarci un collegamento tra EndGame e il riavvio dell’MCU al cinema, si spera vaccini permettendo.
Serve a mostrarci l’evoluzione dei personaggi, il loro cambiamento, la loro crescita. E sta bene così, anche se ancora mi domando se per capire meglio i film futuri, sarà necessario e obbligatorio aver visto anche questi altri prodotti.
Va bene, mi fermo qui, ditemi la vostra, scatenate la vostra critica, siate spietati ma educati, vi aspetto nei commenti qui sotto, cosa vi è piaciuto, cosa vi ha smosso, esaltato, annoiato, cosa vi ha convinto meno.
E se la puntata vi è piaciuta, ricordate di mettete mi piace e di condividerla con i vostri amici e se ancora non vi siete iscritti, cliccate il pulsante e la campanella a lato!
Vi ricordo che sono su Facebook, Twitter, ma mi trovate anche su Periscope, Instragram e Telegram!
Non dimenticate di sfogliare le altre notizie su www.re-censo.it e di iscrivervi al Canale YouTube!
Ogni lunedì alle 14 e ogni venerdì alle 16, due nuove puntate!
Sempre qui, sempre su Re_Censo, pronti a sfogliare nuove storie e a volare nel mondo della fantasia!
Re_Censo