Disincanto
Stagione 1 – parte 3
Ciao a tutti e bentornati sul canale! Sono Dario e questa è Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD . Se non siete ancora iscritti, potete supportare le attività del canale, cliccando qui sotto e sulla campanella a lato. Info e siti web nell’infobox! Torniamo a parlare di Disincanto! Iniziamo!
Ci siamo lasciati con la consapevolezza che Netflix avesse programmato la prima stagione di Disincanto a scaglioni. Quella che sembrava la seconda stagione, era in realtà la seconda parte della prima, quindi oggi ci ritroviamo a parlare della terza parte della prima stagione.
Inizialmente abbiamo visto l’introduzione di questo nuovo mondo creato da Groening che ricordava, almeno stilisticamente e come ambientazione, GoT e al contempo il modo col quale la storia era portata avanti la allontanava inevitabilmente dal modo di raccontare che lo ha sempre contraddistinto tramite i Simpson, che non avevano una crescita, e Futurama.
Ritroviamo quindi Bean a Dreamland, dopo che ha recuperato Elfo, che ha scoperto la vera identità della madre Degmar che ha delle mire sulla figlia e quindi la rapisce.
Rispetto alle prime due parti, questa terza è forse molto più confusionaria e frenetica.
Oltre ai luoghi ormai familiari, primo tra tutti proprio Dreamland, in questa conosciamo un nuovo popolo, i Trøgs, quasi degli elfi decaduti che però denotano solo assenza di fantasia e poca voglia di caratterizzazione dei personaggi, agli ordini di Dagmar.
La prima porzione di questa terza parte è dedicata alla fuga di Bean e al voltare la faccia alla madre… cosa un po’ senza senso, visti i poteri della madre e lei che fugge così facilmente.
Nel frattempo il padre, il Re continua il suo declino tanto da arrivare alla pazzia. Viene sostituito dal figlio e si pronuncia così ancor di più un complotto ai danni del Re e del Regno proprio dai più fidati consiglieri della Corona. Il che ci sta anche, ma anche questo diventa un tentativo di voler dare profondità alla narrazione, senza però arrivare mai ad un vero punto solido e definitivo, come se ci provassero ma senza mai dimostrare reale volontà.
Bean le prova tutte, arriva così anche a Steamland, un altro paese completamente all’opposto di Dreamland, dove non è la magia ma la scienza a farla da padrona. Un posto completamente diverso, con personaggi particolari e quasi buttati lì tanto per, come l’ennesimo che si frappone a Bean, ne esprime il desiderio di averla per se, ma poi, nonostante la tecnologia, una bolla di sapone. Per non parlare del fatto che Bean, a-tecnologica, non si scompone proprio.
Insomma, se questa terza parte è vista di per se, non ha molto senso.
Si conclude, dopo molti e maldestri tentativi di creare profondità negli eventi, con la protagonista che viene incoronata regina e l’ennesima minaccia che giunge al castello.
Ora non so se ci sarà una quarta parte o si passerà direttamente alla seconda stagione. Poco importa.
Prendiamo quello che c’è e analizziamolo.
Disincanto, stagione 1, è una grande e grossa, goffa e impacciata, storia che ci propone un’ambientazione nuova e nel farlo ci presenta una serie di personaggi in un continuo crescendo e decrescendo evolutivo che apparentemente non sembra portare a nulla, se non ad un’unica grande presentazione.
Un’introduzione enorme, faticosa, lenta, ma sicuramente innovativa.
Ci piazza la protagonista come erede al trono che fa di tutto per non pensarci, per vivere la sua vita ubriacandosi ogni giorno, finché non scopre le verità nascoste sulla sua famiglia, che la portano ad affrontare problemi e inciampi, in sostanza il suo viaggio parte proprio qui e per come si arriva a questo finale, sembra che l’intenzione si quella di avere una protagonista non più erede al trono, ma regina a tutti gli effetti.
La paura quindi è quella di limitare e vincolare il personaggio ai suoi ruoli, limitandola negli spostamenti che invece ci sono stati, se non erano pensati in modo strumentale per presentare i vicini di casa di Dreamland, e quindi limitare le possibilità che questa produzione ha, sicuramente, ma che forse non si sta giocando nel modo giusto.
Di certo e sicuro, come nelle precedenti due parti, vi è la capacità ironica e divertente dei personaggi, molto arguti, molto sagaci e ironici. Battutine di spirito, reazioni, freddure e un occhio sempre puntato alla politica e alla satira, creano quella dinamicità che altrimenti denoterebbe Disincanto come un cartone animato a se stante, posto sotto l’etichetta di un fantasy e neanche riuscito bene.
Staremo quindi a vedere, come ho detto anche l’ultima volta, a cosa andranno a parare, ma i miei dubbi crescono sempre più e vorrei ritrovare quel brio di novità che ho riscontrato all’inizio e che si sta assopendo.
Aspetto di sapere voi che ne pensate, se l’avete vista e cosa speravate di trovare, cosa vi augurate e che ne pensate della crescita e mutazione dei personaggi di questo Disincanto 1, parte 3.
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