Noi siamo Infinito,
il ragazzo da parete
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La puntata di oggi pensavo di averla già trattata anni fa, quando vidi il film e lessi il libro, ma mi sono accorto, parlando del tema sulla diversità con la Setta dei Libri, che non sono mai riuscito a esprimermi su questo racconto. Perché la tematica che ne scaturisce è davvero molto molto profonda e complicata da trattare.
“Noi siamo infinito“, inizialmente tradotto in “Ragazzo da parete“, è scritto da Stephen Chbosky nel 1999 e poi è stato trasposto in pellicola per il grande schermo nel 2012, con l’autore stesso come regista. “Ragazzo da parete” si riferisce alla natura del personaggio principale, che fa o si sente un po’ come la tappezzeria, non convenzionale, timido, impopolare.
E così è Charlie, il protagonista di questo romanzo di natura epistolare, che raccoglie nient’altro che le memorie del protagonista, scritte sottoforma di diario. Charlie è un ragazzo molto timido, chiuso e introverso, ma allo stesso tempo molto intelligente e riflessivo. Proprio per questo è considerato troppo passivo nei confronti della vita e delle relazioni.
Nel racconto del suo diario, lo troviamo nell’agosto del 1991, e Charlie ha appena iniziato il suo primo anno di liceo ed è proprio a scuola che pensa di aver incontrato un ragazzo, anonimo, cui decide di aprirsi attraverso i suoi scritti e raccontare tutto di se stesso. Ma questo anonimo non deve fare alcuna ricerca su Charlie, ne tentare di scoprire chi sia a scrivergli queste lettere.
A peggiorare la faccenda, v’è un evento consumatosi prima dei fatti narrati nel libro, cioè il suicidio del migliore amico di Charlie, lasciando sostanzialmente il ragazzo da solo ad affrontare il grande cambiamento che è il primo anno di liceo. Molti sono poi i riferimenti che Charlie fa della sua defunta zia Helen, probabilmente l’unica con la quale riusciva a parlare.
Ecco in che condizioni quindi prendiamo la vita di questo ragazzo e iniziamo a conoscerlo.
Nel fare questo, incappiamo in quella che possiamo definire la prima cotta del ragazzo, che al tempo stesso, scevro di ogni esperienza in merito, inizia a mettere a fuoco la sua situazione di disorientamento riguardo le sue inclinazioni e natura.
Assieme a Sam, la ragazza di cui è cotto, Charlie conosce poi anche il fratello gay di lei, Patrick che diventano un po’ delle guide e dei guru per il giovane, così come fa anche il suo insegnante di inglese, spronandolo a leggere e scrivere.
Ma Charlie è un ragazzo normale, possiamo essere più crudi, pateticamente normale, perché come pochi riesce a entrare in contatto con il suo io più profondo e si lascia interrogare non solo da ciò che sente, ma anche da ciò che lo circonda. Coinvolto emotivamente da tutto, muovendosi su un terreno nuovo, che altro non è che la vita, cui non riesce ad approcciarsi, Charlie compie i primi passi, i primi sbagli, le prime esperienze con l’alcool, il fumo e via discorrendo.
Motivi per i quali il libro è fortemente controverso e prende i toni non idilliaci e onirici di un ragazzo in confusione, ma molto crudi, fatti di carne e sangue, umani e amplificati soprattutto nel film, che li rende molto schiettamente.
Allo stesso tempo però, molte delle allucinazioni che il protagonista inizia a sperimentare, nel libro, scompaiono nel film. Ed è per questo che penso che i due debbano esser fruiti uno dietro l’altro, libro e film. Altra grande e profonda differenza, che troviamo nel libro funzionare moltissimo, è il fatto che, essendo un diario, il protagonista di carta è anonimo.
Questa trovata, questo escamotage, ci rende la possibilità e il privilegio di metterci noi stessi al posto del protagonista e lasciarci vivere la sua vita, i suoi dubbi, i suoi turbamenti, fare nostre le sue stesse allucinazioni.
La confusione del ragazzo cresce sempre più e si arriva così ad un epilogo tragico, fatto di eventi presenti della narrazione e del passato del ragazzo, che invece di scuoterlo e farlo arrivare ad una conclusione positiva della propria vita, non fa altro che aprire sempre più domande, dubbi che non trovano risposte neanche tra gli adulti… e per Charlie è troppo. Tutto questo è troppo.
Non sono riuscito a fare a meno di farmi coinvolgere nella vita e nei sentimenti, nella confusione stessa di Charlie. L’autore riesce, con una scrittura semplice, pulita, immediata, a darci tutti i modi e gli strumenti per leggere la vita di Charlie non dall’esterno, ma mettendoci al suo interno, vivendola con il protagonista. E lo stesso è riuscito a rievocare in alcune scene chiave del film, nella tenerezza dei personaggi che di certo non ne escono puliti e sani, ma anzi ognuno di loro ha dei lati oscuri, dei problemi, delle dipendenze, eppure riescono a raggiungere il centro, il cuore e la cosa che più di tutte lo esprime è il fatto che Sam, sapendo che Charlie non ha mai baciato nessuna, si propone in quanto persona che lo ha a cuore, di essere la sua prima.
Una tenerezza che purtroppo non ha dato le risposte che il giovane cercava, ma che gli hanno comunque offerto un po’ di quell’amore e di quell’accoglienza che in fondo tutti noi cerchiamo e desideriamo, per proteggerci dall’essere nudi in un mondo pronto a cannibalizzarci e a consumarci ferocemente.
Questo racconto si lega molto alla tipologia di quello che sto leggendo per la Setta, per Settembre, ma ne parleremo a inizi ottobre.
La vicenda può essere raccontata ancora, esplorata ancora più a fondo, ma vorrei lo facessimo nei commenti qui sotto, dicendomi la vostra, se l’avete letto o se avete visto il film, altrimenti recuperatelo, il link affiliato è qui, e vi aspetto per sapere cosa ne pensate!
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