@Re_Censo #252 SCARY COMICON – i Film Horror al Comicon 2019

SCARY COMICON 2019
L’Horror al Comicon di Napoli

Ciao a tutti e bentornati!
Sono Dario e questa è Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD.
Oggi torniamo a parlare di film horror. Iniziamo!

Al Comicon 2019 sono state proiettate alcune pellicole di genere horror, nella nuova sezione Scary Comicon.
Una nuova e interessante sezione che in questa manifestazione ci da la possibilità di affacciarci sul mondo cinematografico dell’horror, sempre più proposto nei cinema. Che poi queste proposte siano anche apprezzate, questo è tutto da vedere.
Purtroppo non potrò parlarvi di Unfriended: Dark Web, perché non mi è stata data la possibilità di vederlo, vista la fila d’ingresso assurda il primo giorno. E di Ted Bundy Fascino Criminale nemmeno, perché è coinciso con un altro appuntamento.

Iniziamo con Pet Sematary, nuovo adattamento cinematografico del romanzo di Stephen King, pubblicato nel 1983 e di cui già esiste un adattamento, Cimitero Vivente, del 1989.
Sin da subito in sala l’attesa era vibrante perché a quanto hanno detto, i due film sarebbero di sicuro stati diversi.

Il Dottor Creed si trasferisce con la famiglia a Ludlow. In questa trasposizione, che dicono più fedele al libro, King ci presenta tutta una serie di stereotipi del genere horror che così si avvicendano col solo scopo di smontare tutti i nostri punti saldi e di sicurezza, sorprendendoci e andando continuamente contro corrente.
I figli di Creed, esplorando i dintorni della casa, si imbattono in una processione funebre di un corteo di bambini che seppellisce nel bosco il proprio animale. Da qui la situazione inizia a degenerare, fino al giorno di Halloween, apice nel quale iniziano ad accadere le cose più assurde e spaventose.

Come ho detto, il film gioca su una serie di stereotipi, di scene girate ad arte, che convincono lo spettatore di un qualcosa, per poi dirottarlo su binari e cambi di scena completamente inaspettati. Questo continuo cambio di programma, non solo aumenta la tensione, accelera il ritmo e tiene lo spettatore perfettamente sveglio e ancorato alla narrazione. In più, abbiamo una fotografia davvero interessante, cupa, con illuminazioni negli interni che creano scene grottesche e drammatiche, che accompagnano l’occhio su dei personaggi forse non proprio molto descritti e approfonditi, ma questa lacuna è colmata da un ritmo incalzante che non lascia spazio ad altre domande se non a quello che succede nell’immediato.

Polaroid, è il secondo film che ho visto, del 2019 ed è basato a sua volta su di un cortometraggio di 4 anni prima.
Sarah e l’amica Linda aprono una vecchia scatola e da qui esce una Polaroid. Linda scatta una foto a Sarah, Sarah muore poco dopo. Tempo dopo, la stessa macchina fotografica viene regalata a Bird dall’amico Tyler.
Bird è una ragazza molto introversa e misteriosa, di lei si sa che ama la fotografia e quindi, convinta ad andare ad una festa, porterà con se la macchina fotografica. Ovviamente ci scappa il selfie vintage. La macchina omicida riparte.

Sulla foto appare un’ombra che piano piano miete ogni soggetto lì ripreso. A nulla servono i tentativi del gruppo di disfarsi della minacciosa macchina e di allontanare così il problema, andando a costruire un intreccio interessante, ma purtroppo molto ma molto leggero e sbrigativo. Perché in niente, Bird capisce il comportamento e la natura dell’ombra assassina e quindi come fare a fermarla, ma non solo, troppo facilmente scopre il nesso tra l’ombra sulla foto e lo spirito assassino che li perseguita e persino il loro atteggiamento nei confronti dello sceriffo Pembroke, unico detentore della verità, è sin troppo sfacciato e costruito, per niente naturale, a sottolineare una divisione tra il mondo degli adulti e dei giovani, che pensano di essere gli unici a capire come stanno le cose e come funziona il mondo a dispetto di un mondo di adulti troppi pieni di se per accorgersi di ciò che accade.
Peccato per la fotografia, tipicamente scura, alle volte troppo, ma interessante l’idea della fotosensibilità della pellicola, trasposta nel malus del nemico.

Zombie contro zombie è l’ultima pellicola e la mia reazione iniziale a questo film era di schifo e sconcerto. Una trashata enorme, talmente assurda, che mi sarei voluto alzare e andare via, se solo non fossi molto stanco da preferire socchiudere gli occhi e godermi l’aria fresca della sala.

Ma per fortuna!
Perché in realtà si è rivelato essere il film più originale e di gran lunga meglio reso. Film del 2017, nato dal crowdfunding, di produzione giapponese.
Siamo su un set cinematografico e si sta riprendendo una scena di un film horror con protagonisti degli zombie.
Tutta la prima parte, almeno 45 minuti del film, sono stati girati con un incredibile e gigantesco piano sequenza unico, con camera alla mano, spostandosi con più o meno fluidità tra i personaggi, gli interni e gli esterni.
Proprio questa prima parte, se tecnicamente girata in grande stile, sul lato recitativo e della fotografia, invece è osceno, orrendo, incredibilmente improponibile. Ma è la seconda metà a rendere il meglio di se e a sollevare la prima, mostrandoci la vera essenza del film e del perché la prima parte faccia davvero così schifo.

Trascinati in un flashback, scopriamo come e perché il film all’inizio ha quelle sembianze e quel sapore di film spazzatura, e in un intrecciarsi di eventi e di camere e “metacamere”, scopriamo come il film racconti il film, sottolineando gli eventi con la comparsa di personaggi macchiettistici davvero comici e divertenti, in un formulario di pazzia e azioni borderline che trasformano il genere horror e gli fanno fare un passo in più: da spaventoso a orrendo e da orrendo a sorprendente.

Ecco quello che penso quindi di questi tre film, così diversi l’uno dall’altro, così belli, a modo loro, e di sicuro sorprendenti, soprattutto il primo e l’ultimo.

Ho aspettato per parlarne e presentarveli, perché mi è stato detto di aspettare l’uscita al cinema di ognuno di loro… e direi che ho atteso abbastanza!
Lascio a voi la parola, prima che io mi ripeta. Ditemi cosa ne pensate nei commenti qui sotto.

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Pubblicato da Re_Censo

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