@Re_Censo #211 #Labadessa e Calata Capodichino

CALATA CAPODICHINO
di Mattia Labadessa
Shockdom 2018

Ciao a tutti e bentornati sul canale! Sono Dario e questa è Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD. Oggi parliamo di un fumetto che mi ha sorpreso! Iniziamo!

Il fumetto in questione è Calata Capodichino, terzo pubblicato di Mattia Labadessa, edito ancora una volta Shockdom nel 2018. Un brossurato di medie dimensioni, dal costo di 15 €.

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Le differenze col primo, sono a dir poco abissali.
Se nel primo a farla da padrone è stata una semplice raccolta di quelle che erano le strisce e le vignette già pubblicate online su Facebook, dove il giallo delle pagine era talmente forte che, se letto alla luce del sole, quasi accecava i miopi come me, il terzo fumetto è di tutt’altro spessore.

Possiamo però dire che già dalla copertina, Labadessa si conferma essere un buon esponente pop, che con la sua arte racconta il disagio, l’imbarazzo, la noia e l’ansia, che tanto hanno calamitato i giovani dal web, ma non solo. I temi che qui ricorrono sono strumenti per una narrazione più profonda, più densa e che porta ad un dunque bello da poter indagare.

Il pretesto di questo racconto è un viaggio fatto in taxi, fino all’Aeroporto Internazionale di Napoli Capodichino. Ma il viaggio che Labadessa ci fa fare, non è quello sulla Calata, la strada che porta all’aeroporto, quanto quello che ci fa fare dentro i suoi ricordi, attraverso l’autista che, senza conoscere il nostro giovane autore, inizia ad attaccare bottone.

I fatti si svolgono su tre capitoli, intervallati da alcune raccolte.
Le raccolte sono pensieri sparsi, che non sembrano avere un collegamento l’uno con l’altro, ma che in realtà sono il pieno di una marea immensa che con una forza magnetica ci trascinano. Non si sa dove, non c’è un fine o un luogo fisico, quanto un luogo mentale, uno stato di pensiero. Una scintilla scatenata che però non si ferma con l’ultima vignetta di ogni tavola, di ogni pensiero, ma rimbomba poi dentro di noi, imperterrito, duraturo, quasi assillante.

Un po’ come le raccolte, anche i tre capitoli della storia principale, fanno un po’ così.
Questo taxista inizia ad aprirsi e a sviscerare sull’Uomo Uccello i suoi pensieri, i confronti tipici e un po’ stereotipati delle differenze tra le generazioni e la vita di un tempo, un po’ nostalgico, e il momento attuale e poi da lì, senza un vero motivo, spiazza il protagonista e noi stessi con pensieri sempre più profondi.

Come se giocasse a lanciare sassi nell’acqua e vedere quanti anelli si formano in superficie e quanto si fanno larghe le increspature, Labadessa scava dentro se stesso e di rimando dentro il lettore, instillando in noi il suo pensiero, la sua indagine, il suo sentirsi inadatto, non all’altezza, inadeguato.

Così, con una semplicità narrativa disarmante e con una impostazione delle vignette molto dinamica, dai ritmi serrati, poi distesi, poi serrati dinuovo, proprio come farebbero le scene di un film d’azione, in questo fumetto l’azione è quella emotiva, il motore è dentro l’autore, dentro il personaggio e poi dentro di noi. L’incertezza, le ansie, i timori, riaffiorano sottoforma di ricordi, prima dell’autista, poi del protagonista.

Un oscuro passeggero, direbbe Dexter, che ha accompagnato la vita dell’autista e che, dopo la propria confessione, aspetta, in questo viaggio interminabile fino all’aeroporto, che sia ora l’uomo uccello a scavare dentro di se e a condividere la sua oscurità. Una oscurità che ci viene presentata, confessata e che ci lascia con un peso dentro e al contempo con moltissimi interrogativi.

Cosa avremmo fatto al posto suo? Come ci saremmo comportati? Cosa sarebbe successo se…? Cosa è accaduto? E quando s’è scoperto, cosa è successo?

Un fiume in piena che investe non solo il personaggio e l’autore, ma di certo anche noi.

Come ho detto, Calata Capodichino non è solo un fumetto, ma uno specchio, un percorso in discesa che preannuncia una risalita, che sia di riscatto, di rinascita, di vita, sta a noi deciderlo.

È completamente diverso dal primo volume, non so Mezza fetta di limone, non avendolo letto, ma di certo segna un cambiamento nel modo di raccontare di Mattia.
C’è quel senso di maturazione che indaga e non presenta solo il disagio di una generazione molto vasta, ma appunto lo indaga, lo spia, lo studia. Poi quel che avverrà dopo, sta solo a noi decidere, proprio come non c’è una decisione conclusiva in molti suoi passaggi, lasciandoci aperto un probabile futuro: ci alzeremo dal divano, scrollandoci l’apatia di dosso, o continueremo così per il tredicesimo giorno, il quattordicesimo e così via?

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Questo è Calata Capodichino e il suo creatore Mattia Labadessa e direi che con questi interrogativi vi aspetto nella sezione commenti qui sotto!
Ditemi la vostra al riguardo e lasciatevi interrogare dalla vita e dal vostro vissuto, in modo proficuo e costruttivo, se ci riuscite! Anzi se volete, lasciate le domande che vi ponete e quelle cui vi siete sottoposti e che vi hanno aiutato a cambiare la vostra vita! Vi aspetto nei commenti qui sotto!

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Pubblicato da Re_Censo

Re_Censo è un nome inventato, gestito, prodotto e presentato da "OIRAD Studio d'Arte Grafica di Piedimonte Dario". Format di videorecensioni di libri, fumetti, manga, anime, film e telefilm.

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