@Re_Censo #167 Dai Simpson e Futurama a Disincanto

Simpson, Futurama e Disincanto

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Oggi chiacchieriamo sui tre mondi creati da Matt Groening! Iniziamo!

 

1987, Matt Groening, per la FOX,  debutta con The Simpson nelle TV americane, come intermezzo di vere e proprie trasmissioni, per poi diventare serie tv animata solo alla fine del 1989.

Diventa la sitcom animata più longeva mai trasmessa, mostrando una finestra su una famiglia media americana e più allargata, sulla società degli U.S.A., con una lettura nuova nel suo genere, umoristica, dissacrante, satirica, entrando nella cultura pop con un linguaggio forte, sovversivo, divertente, man mano sempre più libero e quindi volgare, appunto nuovo per il periodo storico, sdoganando per i cartoni animati successivi un linguaggio e un frasario molto più diretto e colorito. Insomma, una serie animata che non è un cartone diretto ai bambini, ma ad adolescenti e adulti.

Dal 1999 al 2013 nasce il secondogenito di Groening, Futurama.
Nessun personaggio in giallo, ma una Nuova New York con le stesse chiavi di lettura, molto più politicizzata nel senso di dialogo, se non con la politica, prendendola in giro. Ma questa volta siamo in un futuro distopico, mille anni avanti, tra alieni, mutanti, robot, cervelloni spaziali, viaggi a velocità luce e viaggi nel tempo.

E poi siamo ad oggi, 2018, con l’ultimogenito di questa fervida mente.
Disincanto.

Stavolta, ormai lontano dalla Fox e da Comedy Central, Groening è accolto in casa Netflix. Non viaggiamo nel presente o nel futuro, ma andiamo indietro nel tempo, in un medioevo stilizzato che vede distrutto e destrutturato ogni stereotipo storico, dove persino il protagonista non è più una famiglia o un maschio, ma una ragazza, principessa, diversamente sobria, accompagnata da un demone, Luci, e da un elfo, Elfo.

Bean, o meglio Tiabeanie, è perseguitata dal padre che la vuole vedere maritata con chiunque, basta che si metta a posto, generi una prole e assicuri stabilità al regno.

Ecco un altro punto di disaccordo tra le tre serie. Il primo è l’impostazione dei protagonisti: famiglia-ragazzo delle pizze-principessa ubriaca persa.
L’altro è l’impostazione della storia. Nelle prime due, soprattutto nei Simpson, è una storia piatta, che non si evolve mai. Ogni puntata è autoconclusiva, gestisce un racconto a se e difficilmente, se non nel caso della diatriba Bart-Telespalla Bob, le puntate si influenzano l’un l’altra.
Le vicissitudini dei Simpson li vedono impegnati in 30 anni di racconti, ma in loro non c’è cambiamento, crescita, evoluzione. Sono statici nel tempo. Cosa che va un po’ in conflitto quando vengono eliminati dei personaggi, perché muoiono i doppiatori orginali.

In Disincanto invece, vuoi perché nuova, vuoi perché è di casa Netflix, si macchia del consumismo moderno, digitale. 10 puntate, nel classico stile Netflix, in una stagione che però si discosta dalle precedenti produzioni di Groening per l’evolversi della trama e soprattutto per l’evolversi dei personaggi, che alla fine troviamo diversi rispetto che all’inizio.

Ma non c’è solo questo a cambiare. A modificarsi sono gli scenari, gli ambienti, i colori, i movimenti di camera, i piani sequenza che scimmiottano quelli dei ben più importanti film del Signore degli Anelli e del telefilm Game of Thrones. Da loro prende quindi il linguaggio visivo, spezzettando e spacchettando il genere fantasy, inserendo personaggi fantastici, elfi, fate, giganti, come personaggi normali nel mondo di Disincanto, ma che difficilmente incontrano gli umani, tanto che gli umani stessi li considerano leggenda.

Molti hanno definito la serie una noia mortale, lenta, che non fa ridere, che fa battute lente e solo ogni tanto, rendendosi ridicola rispetto alla comicità delle altre due precedenti. A dire il vero, l’ho trovata lenta e un po’ noiosa anche io; sarà stata la stanchezza, ma mentre ne vedevo una, mi sono addirittura addormentato. Lenta, almeno fino alla settima o ottava puntata, con molti silenzi, poco coinvolgente, se non quando parlava Luci, forse il personaggio che ho più apprezzato per come è fatto e per il doppiatore italiano, Alessandro Quarta. Quasi odioso è il tono di voce di Elfo, seppur carino e in forte contrapposizione con la forza e la determinazione di Bean, non solo come carattere, ma anche come disegno, un po’ accartocciato.

Ma a conti fatti, perché non è piaciuta, perché è considerata lenta?
Perché siamo abituati alla comicità immediata, ripetitiva negli schemi, che si rinnova in ogni puntata dei Simpson e in Futurama, che non hanno evoluzione, che sono piatti nella temporalità.

Invece qui abbiamo una storia che si deve sviluppare, evolvere, srotolare.
Siamo quindi abituati a vedere un prodotto da prêt-à-porter, di immediato consumo. Puoi vedere una sola puntata, anche non in ordine, la critica, la satira e la risata sono lì.

Con Disincanto invece si è lasciato questo impianto, per crearne uno che fidelizzi meglio l’abbonato, e qui sta la strategia di Netflix in ogni sua produzione; costringerlo a cercare la risata, che qui risulta spalmata sull’intera stagione.

Alla fin dei conti, Disincanto è un buon prodotto, che si discosta da tutto quello visto sinora, si avvicina un po’ a Final Space, altro cartone animato Netflix, se volete che ne parli fatemelo sapere nei commenti, che crea nella sua prima stagione una vicenda in evoluzione, divertentissima, avvincente. Ma che, appunto, si evolve, ha dei tempi diversi e quindi anche una comicità differente e Disincanto, in questo, si avvicina e fa l’occhiolino non solo ai suoi predecessori, ma anche ad un genere e ai prodotti del fantasy che già conosciamo, facendo suoi gli elementi che lo contraddistinguono.

Persino la scelta finale di Bean, va in contropiede rispetto a quanto gli altri cartoni ci hanno insegnato: perseguire l’amicizia e l’amore, salvarlo a tutti i costi. Invece lei preferisce recuperare altro, a dispetto di chi l’ama. Si stanno creano le future trame e sottotrame, i precedenti che daranno motivo ai futuri sviluppi.

Insomma, questo è ciò che penso e credo ci siano ampi margini per migliorare e siccome Groening sta producendo la seconda decina di puntate, per una seconda stagione, staremo a vedere! Nel frattempo, aspetto di sapere voi che ne pensate, se l’avete vista e cosa credete manchi in questo Disincanto.

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Pubblicato da Re_Censo

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