DYLAN DOG
383
Ciao e bentornati su Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD. E io, ovviamente, sono Dario. Parliamo oggi di un fumetto che ha come al solito creato la sua aura di polemica per tutta l’estate. Iniziamo!
Premettiamo che leggevo questi fumetti quando ero piccolo, perché erano di mio padre ed erano tutti in degli scatoloni, poi dentro un mobile del soggiorno e poi dinuovo negli scatoloni. Credevo fossero nuovi, altri, mai letti. Invece li stava andando a vendere.
Quindi ho sempre voluto ricominciare la collezione, ma le continue polemiche mi hanno sempre frenato.
Poi… Beh poi sui social si parlava di un numero speciale, scritto da Dario Argento.
Quindi oggi parliamo di Dylan Dog numero 383, Profondo Nero. Scritto da Dario Argento, sceneggiato da Stefano Piani, con i disegni di Corrado Roi e, ovviamente, a cura di Roberto Recchioni.
Partiamo dal curatore? Spariamo subito sulla croce rossa?
Beh, io parlo da profano e quindi non posso dire di conoscere benissimo lo stile bonelliano, le grandissime avventure di Sclavi e come si faccia a dirigere una testata che in tanti anni ha prodotto un fandom enorme e quasi perennemente scontento. Ma anche il fandom di Star Wars è sempre scontento. Quindi mi sento autorizzato a parlare.
In passato mi sono confrontato con alcuni lettori di Dylan e mi hanno spiegato che Recchioni non sbaglia a essere così intraprendente e a provare cose nuove per far risorgere la collana. Il problema, che mi hanno confidato, è che i suoi tentativi sono un po’ estranei, forse troppo, rispetto alla natura stessa del personaggio e della sua ambientazione.
Eppure in questo numero io vedo abbastanza aderenza all’originale. Andiamo a vedere assieme.
La storia si apre con un flashback che contestualizza i personaggi principali del capitolo. Due ragazze di una famiglia nobile inglese. Poi ecco Dylan che viene catturato da una che lo conosce e lo porta alla sua mostra d’arte ed è lì che lui fa l’incontro con un’altra donna che lo attira fuori e qui scatta la, posso definirla così senza che vi arrabbiate?, sensitività dell’Indagatore dell’Incubo.
La donna si rivela essere una sadomaso che vuole che Dylan le faccia del male. Lui si rifiuta, il che lo fa mantenere nel personaggio; non ce lo vedo proprio un Dylan violento. E si sveglia.
Sa che ha un nuovo caso tra le mani. E questo caso è stato inventato, niente poco di meno che da Dario Argento, riprendendo quella che è la sua linea narrativa e produttiva, che lo ha reso celebre in Italia e nel mondo. Questo albo diventa così una commistione del genere noir, del giallo, dell’investigativo, del paranormale, e ora anche del puro horror, così come lo concepisce il regista nostrano, dove la violenza si abbina alla paura, dove il buio del set è anche buio dell’animo della persona. E Profondo Rosso, citato in una vignetta, diventa il tema, l’ambientazione per Profondo Nero.
Dylan è quindi chiamato a indagare su chi sia questa ragazza che ama la violenza e chi l’abbia ridotta ad un cadavere nelle acque del fiume. Le indagini, a differenza di quanto visto in Robert Galbraith e nella storia gialla del Topolino, da la possibilità al lettore di farsi seguire e capire.
L’Indagatore salta da un personaggio all’altro, accompagnato nelle sue indagini dalla comicità di un singolare e sempiternamente affamato Groucho, che qui è un po’ messo di lato e appare appunto solo in determinate occasioni.
L’uso, poi, di tecnologie antiche, come il Codex, misto a più moderne, gli smartphone, non snaturano il personaggio, che resta fermo sul suo rifiuto della tecnologia, ma anzi lo portano più vicino ai giorni nostri, senza quel bisogno feticista di volerlo per forza veder relegato in epoche passate. E anzi, proprio questo fa pensare che ciò che accade nelle sue indagini, non è cosa che è lontana da noi, ma che anzi, proprio per questo è vicina e potrebbe accaderci senza preavviso. Questo fa si che ci si addentri e ci si immerga nella vicenda, lasciandosi anche trasportare dalla narrazione.
Nella parte finale e risolutiva del climax, Dylan è costretto, anche se in sogno, a usare violenza per riuscire a giungere ad una appagante verità, anzi ad un soddisfacente indizio. Questa violenza sembra allontanarlo da se, dalla sua coerenza, ma siamo nel mondo onirico e tutto può accadere, senza che in realtà sia successo alcunché.
Il disegno è quello che sempre, sin da piccolo, mi ha attirato. Un disegno che sembra una fotografia trasformata in bianco e nero e dai netti contrasti. Il tratto del disegno è quello che più mi piace, spettacolare e bellissimo da vedere, sembra che il disegnatore stia tracciando le linee mentre lo si legge. Tutta l’inchiostratura, poi, è uno spettacolo. Riesce a dare la profondità degli ambienti, dei volumi e la texture degli abbigliamenti. Una linea che nella sua semplicità riesce ad essere meticolosa nel dettaglio e anche semplice e riassuntiva, annullando gli occhi a due semplici linee, o a caricarli di dettagli e di profondità che li rendono veri, quasi volessero uscire dal foglio. La scansione stessa delle vignette, il ritmo che imita quello delle scene dirette da Argento, rendono la storia godibilissima e immersiva.
Quindi da profano, vi chiedo. Cosa non vi è piaciuto? Il Dylan violento? La storia che sembra correre troppo in alcuni punti? Le soluzioni così, quasi, immediate? La presenza di elementi stilistici del mondo sadomaso, come le maschere da animali o i corpi femminili messi troppo in evidenza? Cacchiarola, a me sono piaciuti tantissimo!
Qui siamo spettatori del solito Dylan amante e sciupafemmine, perennemente infoiato; non vedo motivi per i quali questo debba essere un fumetto da rifiutare.
Ma appunto, sta a voi spiegarmi e dirmi la vostra nei commenti qui sotto! Se il video vi è piaciuto, cliccate e condividete con gli amici!
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