RATOLIK
il re dell’errore
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Comprai questo fumetto al Comicon dell’anno scorso (2017), ma solo ora che ho fatto pulizie ho ricordato di non averlo letto. Poverino, sono un padre degenere.
Ma comunque!
Fumetto di Leo Ortolani, pubblicato da Panini nel 2013, RATOLIK è la parodia tipica del disegnatore parmigiano, ma è il frutto di una gestazione lunga molti anni, che prende le mosse da una passione sfrenata dell’autore per il furto, in tenera età ovviamente, fino a maturare nel corso degli anni con le letture del grandioso DIABOLIK di Angela Giussani.
Tipicamente conosciuto come fumetto italiano in bianco e nero, dal Diabolik il nostro Ratolik prende le dimensioni dell’albo e anche appunto il colore e l’intonazione del nome, seppur Ortolani abbia deciso di dare libera interpretazione al lettore.
Protagonisti sono Ratolik e Ada, la mitica Cinzia di Ortolani, che con la sua presenza crea la giusta contropartita di RatMan. Ma qui non si parla del ratto giallo, perché abbiamo detto prima, questo albo è il frutto di una fusione, e questa fusione di due mondi ha dato vita al Ratolik in un modo completamente nuovo.
Impegnato nella conquista di un gioiello di inestimabile valore, neanche fosse il più moderno Lupin III, Ratolik deve anche misurarsi con le aspettative, gioie e dolori, della vita di coppia con Ada. La storia non prende solo a imitazione la relazione tra i protagonisti, semplice e disarmante, ma anche gli ambienti, i trucchi e i sotterfugi tipici del fumetto di Diabolik che io ho amato da bambino, seppur non ne abbia un grande ricordo delle storie lette… poi mio padre ha deciso di vendere tutti gli albi che aveva e quindi addio speranze di rileggerle.
A differenza mia, che lessi del ladro in tuta nera da bambino, Ortolani si è avvicinato a questo personaggio solo nel 2010 ed è stato, come per me anche per lui, un colpo di fulmine.
Caricata di elementi parodistici che solo Ortolani poteva concepire, la storia del suo Diabolik/Ratolik riesce a farsi leggere con rapidità, non solo per la presenza delle tavole con gabbie a due vignette, che non vedevo da anni, ma anche per il susseguirsi di scene e battute ben dosate e misurate, che si lasciano leggere, proprio come ogni sua opera riesce.
Insomma, questa è una fusione di due mondi, di due generi, di due modi di fare fumetto e raccontare storie, quasi agli antipodi l’uno dall’altro, ma che qui si fondono perfettamente, tanto da riuscire a creare una storia solida, autoconclusiva, perfettamente riuscita e piacevole da leggere e sfogliare. Persino la minuzia narrativa di alcuni dettagli, che raccontano lo stile e l’epoca di Diabolik, riescono a essere trasposti in Ratolik e così riusciamo a saggiarne il sapore degli anni ’60 e di una rinascita dell’ambientazione, che non resto sullo sfondo, ma che fa parte integrante della storia stessa.
Insomma, questo fumetto ve lo consiglio caldamente e spero che Ortolani decida di farne uscire altri, sempre di questo stampo e formato, perché è un piacere poter tornare a rivivere Diabolik in queste tavole così umoristiche e così cariche del suo RatMan.
E a voi piaceva Diabolik? Avete mai letto qualcosa di Giussani? Oppure eravate più diretti sul Cattivik di Bonvi?
Aspetto di sapere il vostro parere al riguardo e se avete letto il Ratolik di Ortolani, ditemelo nei commenti qui sotto!
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Re_Censo