@Re_Censo #124 Death Note della Netflix fa davvero schifo?

DEATH NOTE
NETFLIX

Ciao a tutti e bentornati su Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio studio di grafica OIRAD. Io sono Dario e questa volta parleremo di un film Netflix… molto molto chiacchierato. È veramente così brutto Death Note?
Iniziamo!

Uscito nel 2017 sulla piattaforma streaming Netflix, Death Note – Il quaderno della morte è il primo adattamento americano della storia nipponica che noi tutti ben conosciamo e se non la conoscete… andate a recuperare quello che ho detto riguardo al manga e all’anime.
Poi tornate qui.

Quando venne messo online, questo film divenne centro di accesi dibattiti che culminavano tutti nella frase “fa schifo, hanno distrutto tutto” oppure “è inguardabile, una vera oscenità”.
E questa è la traduzione non colorita dei commenti letti qui e lì in rete e datami da alcuni di voi.
Ripropongo la domanda d’apertura, è veramente così brutto?

Andiamo con ordine.
Protagonisti, in questa mia visione in parallelo tra le due opere, sono Light Turner, che raccoglie il Death Note e Mia Sutton, paralleli a Seattle di Light Yagami e Misa Amane.

La storia viene introdotta con una interessantissima sequenza di immagini che descrivono la realtà dei protagonisti: il quadro è il solito ambiente liceale o da college, dove lo sport fa da collante sociale, c’è stereotipato il ruolo da cheerleader delle ragazze e dove Light si mostra come studente ai margini, in disparte, studioso e chiuso in se. A differenza del suo omonimo nipponico, cervellone annoiato che vuole fare giustizia in un modo di ingiustizie sociali, quello americano ha perso la madre per mano di un assassino impunito.

A muoverlo è quindi, prima di tutto, la vendetta, che poi si trasforma in un desiderio di voler spazzare via i criminali.

Questo personaggio non ha niente a che vedere con il calcolatore, freddo, ben poco impulsivo, programmatore fin nei minimi dettagli, che è Yagami. È l’esatto opposto, nevrotico, impaziente, impulsivo.
E qui è persino legato sentimentalmente, e non per interesse sibillino, a Mia, che pure lei è diversa da Misa, scemotta e ingenua; anzi qui è lei più dura, fredda, calcolatrice e psicopatica.

Persino Ryuk, che come vi dissi fa da sfondo fino all’ultimo, nel manga, qui diventa un elemento di fastidio che però non viene per niente ripreso in volto se non in alcuni momenti. Eppure la resa scenica, i contrasti di luce sul suo abbigliamento, sono molto d’impatto. Da Willem Dafoe mi sarei aspettato un personaggio un po’ più incisivo, ma se questa è la parte che gli è stata assegnata… pazienza.

E infine, il rovescio della medaglia, L e Watari.
Insopportabili, entrambi.
In questi pochi giorni di narrato, la loro indagine si svolge con una rapidità impressionante, quasi surreale. I pensieri e le elucubrazioni di L diventano frettolose, poco congegnate e di sicuro poco condivise con lo spettatore, a differenza dell’omonimo nipponico, di cui conserva solo postura, golosità, ma dal quale si discosta per impudenza e pazzia.

Come per il manga, anche qui vi è una svolta interessante, sul finale. Una svolta che forse è ben più densa e interessante di tutto il film. Abbiamo un’ora e quaranta e solo negli ultimi dieci minuti vediamo e apprezziamo la vera caratterizzazione dei personaggi.

Ripeto quindi la domanda, è davvero così brutto questo Death Note?
Da un lato decisamente si.

È stata presa la storia e scarnificata, persa in ogni sua caratteristica più bella e interessante. I personaggi hanno perso molto del loro fascino iniziale e per giunta, sono molto più inconsistenti dei loro compagni di  carta e inchiostro, che nei 12 volumi hanno avuto una crescita interessantissima e qui si appiattiscono miseramente.

Dall’altro lato, è stato interessante vedere come il diario possa cadere ovunque sulla Terra e che effetti può avere sulla bramosia umana. È interessante come viene presentata la società americana, con quelle scene iniziali di cui vi dicevo prima, ma poi tutto questo si perde come in una produzione franco canadese da due soldi.
E bastano le prime scene a dare questa impressione, con la musica iniziale che si sovrappone ad un pezzo rock o elettrico, che fa da fondo al titolo del film, presentato proprio come se fosse una produzione da due soldi.

Death Note della Netflix, fa davvero così schifo?
Alla fine è il risultato complessivo che conta. E si. Mi verrebbe da dire di si.
I presupposti, come al solito, per fare una cosa buona c’erano. Ma s’è trasformato tutto in una americanata dai personaggi piatti e insulsi. Un vero smacco per la grande qualità del manga. Un’occasione persa che forse mostra come l’azienda cinematografica americana sia interessata solo più ai soldi che alla qualità.

Voi che ne pensate? Fatemelo sapere con un commento qui sotto e sbizzarritevi con le invettive, se siete di quegli spettatori che lo hanno criticato, ma contenetevi con le parole colorite, o YouTube penalizzerà il video e sarò costretto a cancellare i commenti.

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*Vedi anche: @Re_Censo #102 Una panoramica su Death Note

Pubblicato da Re_Censo

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