@Re_Censo #116 KILL YOUR DARLINGS – Giovani ribelli

KILL YOUR DARLINGS
Giovani Ribelli

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Nella scorsa puntata vi ho parlato di Stranger Things e mi fa piacere abbia attirato alcuni nuovi e che uno di voi, Orlando, mi abbia scritto dicendo che potevo rimanere con l’inquadratura capovolta. In effetti avrei voluto fissare i capelli con la lacca, proprio per dare l’idea di stare a testa in giù… ma non volevo che il ribaltamento dell’immagine desse poi troppo fastidio. E mi scuso, si, si chiama sottosopra, non sottomondo! Per tutto il tempo credevo di aver detto bene e invece… sono un cretino. Scusate.

Allora, oggi vi parlo di un film ambientato nella seconda guerra mondiale, ma nell’America impegnata nella cosiddetta liberazione del vecchio continente. Però non è un film focalizzato sulla guerra. Questa fa da cornice, da sfondo, un elemento come gli altri che da pregnanza a qualcosa di diverso.
È questo un film che mi ha fatto molto pensare al romanzo del Ritratto di Dorian Gray, una società, non più di fine 800, ma di metà del 900, dove i protagonisti cercano di andare contro le leggi imposte dalla società per autodeterminare il loro pensiero, attraverso un manifesto e delle opere letterarie.

Il tutto, se posso dire, in modo un po’ fuligginoso e poco percepibile.

Sto parlando di KILL YOUR DARLINGS, Giovani Ribelli.
Film diretto da John Krokidas e basato su una storia vera, raccontata nel libro “E gli ippopotami si sono lessati nelle loro vasche” di Jack Kerouac e William S. Burrough.
La vicenda è quella della nascita della BEAT GENERATION, un movimento che si è sviluppato negli States negli anni 50, in campo artistico, poetico e letterario.

Creatori, padri e fondatori, possiamo dire, di tutto ciò, sono i nostri protagonisti: Lucien Carr, un giovane dal passato misterioso che usa il proprio corpo e il proprio intelletto per ottenere l’aiuto di persone forse più capaci di lui nel mettere nero su bianco le sue idee. Tra questi, Allen Ginsberg, ebreo e matricola della Columbia, figlio d’arte.

È il periodo proibizionista nel quale ogni biblioteca è considerata roccaforte di purezza, guardiana e custode di integrità morale, che pone così censure ad opere, come anche l’Odissea, perché ritenute immorali e contro il senso e bene comune. Lucien fa quindi di tutto, spronando gli altri compagni, ad andare contro questo status quo, rientrando in quello che è il movimento dei giovani ribelli o “bruciati”.

Fine del prologo.
Non andrò nel dettaglio della storia, perché è bella da poter vedere e scrutare la vita di questi ragazzi è molto avvincente. Ho sentito molto parlare dei protagonisti, Dane DeHaan e Daniel Radcliffe, esaltando più il primo che il secondo, per il quale ho visto molte inquadrature e scene che lo ricollegano ancora una volta, suo malgrado, al mondo potteriano dal quale si sforza di volersi allontanare.  Eppure, sarà lo sguardo sottile e gli occhi chiarissimi di DeHaan, il suo personaggio mi ha dato molto fastidio. Forse più per la sottigliezza di intenti, la sua natura ambigua, e non riferita alla sua identità affettiva, ma al modo nel quale la usa, prima per ottenere vantaggi, poi per essere liberato da ogni legame. Sarà proprio questo atteggiamento a metterlo poi nei guai.
Ma dicevo, le critiche arrivano soprattutto per l’interpretazione di Radcliffe, poco convincente, lenta. Io invece trovo che, nel suo essere un ragazzo introverso, alcuni suoi atteggiamenti al di fuori della scena si sono visti in scena, ma poi ha avuto, nel corso della pellicola, una evoluzione. Ha una crescita lenta, una evoluzione che quasi stenta a fargli prendere definizione, ma alla fine, a modo suo, riesce.

Il ritmo di questo film mi ha fatto tanto pensare ad una narrazione di Woodie Allen, un racconto di vite che si spingono al limite, per comportamento, azioni e uso di droghe, vite che hanno qualcosa da raccontare nel loro rocambolesco modo di essere capitate nel mondo.

Appunto mio personale, l’attore Micheal C. Hall, conosciuto sul set di DEXTER e qui riapparso nel ruolo dell’amante di Lucien. Molto bravo, un’interpretazione profonda, densa, che mi ha fatto dimenticare il Dexter, per vedere un altro tipo di personaggio, senza strascichi. Il che non è da tutti. Ottimo!

Ed eccomi qui… mi è piaciuto questo film, soprattutto per il modo di raccontare la vita di questi personaggi, di queste persone, che hanno tentato, quasi sempre senza uso di violenza fisica, a spingere la società ad andare oltre gli schemi che rappresentano le vite abitudinarie del mondo dell’epoca e che spingono ancora noi, oggi.
Una ribellione che rompe gli schemi metrici della poesia e della prosa, che però non esaurisce la sua missione nella carta, ma si sposta nella vita di ognuno. E penso che su questo si debba riflettere.
Alle volte, rompere i cerchi, le abitudini, il continuo ripetersi delle cose, può aiutare, soprattutto se poi serve a fare introspezione e modificare il proprio atteggiamento e il proprio essere nelle relazioni con gli altri.

Ora tocca a voi! Avete visto questo film? Che ne pensate del movimento di ribellione degli anni 50? E il vostro personaggio o attore preferito?
Aspetto la vostra, nei commenti qui sotto! E se il video vi è piaciuto, cliccate il mi piace e condividete!

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Pubblicato da Re_Censo

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