@Re_Censo #110 Novecento, la Leggenda del Pianista sull’Oceano

NOVECENTO
LA LEGGENDA DEL PIANISTA SULL’OCEANO

Carissimi Recensiani, il video di oggi segna anche un piccolo traguardo. I sei anni di Re_Censo.
E festeggiamo parlottando tra noi di un’opera straordinaria, fatta di musica, amore, poesia.
Inziiamo!

Bentornati! Io sono Dario e questa è Re_Censo, la videorubrica di libri, fumetti, manga, film e telefilm prodotta dal mio Studio di Grafica OIRAD.

Come ho detto all’inizio, oggi festeggio i sei anni di Re_Censo, che è nato sul mio canale personale il 21 ottobre e poi ho traghettato qui, qualche tempo dopo.
Non finirò mai di ringraziarvi per il supporto e la voglia che avete nel voler condividere con me e tra noi, la nostra passione comune. Se oggi, dopo sei anni, continuo, anche se con pochi iscritti, a pubblicare, lo devo a voi. Quindi, grazie! Speriamo l’anno prossimo di essere di più!
E quale modo migliore di festeggiare, se non con una Storia con la esse maiuscola, come quella scritta da Alessandro Baricco, pubblicata da Feltrinelli nel 1994, e trasposta nel ’98 in un film eccezionale di Giuseppe Tornatore?

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Sto parlando di NOVECENTO, monologo nato per uno spettacolo teatrale, disegnato specificamente per l’attore Eugenio Allegri e il regista Gabriele Vacis, che debuttarono a teatro, ad Asti, lo stesso anno della pubblicazione.

Racconta la storia di Danny Boodman T.D. Lemon Novecento, un bambino, un neonato, nato e cresciuto su un transatlantico, il piroscafo Virginian, trovato da un marinaio che lo ha cresciuto come fosse suo, fino alla sua accidentale morte. A nulla sono valsi i tentativi di far scendere il bambino dalla nave, che quindi scompare e riappare misteriosamente, attirato da un pianoforte, suonandolo come se lo avesse sempre saputo fare.

La storia è narrata da un musicista che incontra Novecento, quando questi ha all’incirca 27 anni. Il nostro narratore è un trombettista che sale a bordo del Virginian per lavoro e tra i due nasce un’intensa amicizia che li accompagnerà fino alla fine.

Ma cosa ha di speciale Novecento?
Questo ragazzo senza genitori, dalle origini sconosciute, dalla spiccata intelligenza, che suona anche se nessuno gli ha insegnato nulla e la musica che produce ha una forza e una magia trascinanti? Non si sa. Ma di lui c’è solo una certezza: suona solo in mare aperto e non è mai sceso a terra. Non sa cosa sia vivere fuori dall’Oceano. Il mare è casa sua e il Virginian è la sua sola realtà, dove però incontra il mondo, duemila passeggeri alla  volta. È un ragazzo delicato, che esprime tutto se stesso nella musica, che gli nasce dall’osservare chi e cosa lo circonda. Grazie alla musica lui vede l’essenza delle persone, la bellezza dei luoghi, delle città che anche solo a distanza o per sentito dire dai passeggeri, conosce e fa credere di conoscerle e di averci vissuto. È un ragazzo speciale, pieno di passione, ma anche di timori e di paure che lo portano a non sapersi approcciare con le ragazze, ci prova, e nel film ne abbiamo una rappresentazione dolce, romantica, molto delicata e genuina. Un incantesimo che si vive sotto gli occhi, ma che non sa e non riesce ad afferrare… e gli sfugge di mano. È il suo essere così gentile, così profondo, che ci coglie impreparati e ci entra sotto pelle.

Quello che nasce come un monologo, quasi un monologo interiore che racconta una grande e misteriosa storia d’amore, dalla carta passa al cinema per le sapienti mani di Tornatore e solo ora che ho preparato la puntata, ho avuto la certezza di ciò che invece le mie viscere già sapevano; la musica è stata composta da Ennio Morricone. E non si poteva chiedere di meglio! Veramente uno splendore, una maestosità!
Come meravigliosa è stata l’interpretazione di Tim Roth, nei panni di Novecento, lo sguardo, il passo dinoccolato, l’inclinazione del volto e le spalle curve, anche i più piccoli movimenti delle labbra e la luce che riusciva ad accendere negli occhi… sono stati pura magia, forse proprio anche grazie al doppiaggio di Massimo Popolizio. E nota positiva è stato anche il narratore, il trombettista Max Tooney, interpretato da Pruitt Taylor Vince, un uomo che ha saputo recitare già solo con gli occhi, aiutato forse suo malgrado dal nistagmo di cui soffre che gli fa muore di continuo gli occhi. In alcune scene può dare fastidio, questo voler bucare troppo lo schermo, ma è stato spettacolare. Doppiato malissimo nel sync e forse nell’interpretazione un po’ troppo “profonda e vissuta”, ma bellissima voce di Carlo Valli, molto ma molto interpretativa, ha saputo farci calare in ogni momento della vita di Novecento.

Questo è uno di quei rari casi nei quali un libro, che in realtà è un monologo teatrale, è una base, una impalcatura dove poi il regista del film è riuscito, in collaborazione con un cast eccezionale, con delle musiche stupende, un reparto di scenografia e una fotografia mozzafiato, a creare un prodotto spettacolare che si allontana dall’opera originale quel tanto che basta, per darle valore, forza, ancor più significato, raggiungendo così, assieme, come un’opera unica, vette inimmaginabili e spettacolari.
Credo che sia uno dei film più belli che abbia mai visto, seppur ci siano un po’ troppe battute in dialetto napoletano, vari intercalari che forse sono un po’ forzati, ma che servivano a mostrare il periodo migrante dell’epoca.
Un film, ma ancor più un monologo che sa trascinarti scena dopo scena, ti svuota l’anima e te la riempie di amore, magia, passione, entusiasmo.

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Avevo visto il film anni addietro, più di una volta, poi la ragazza di mio fratello, ciao Lorenza!, mi ha regalato il libro e me ne sono perdutamente innamorato. Del libro. Grazie Loreeee!

Ebbene… credo che la profondità di questa storia sia il mezzo migliore col quale potevo ringraziarvi per questi sei anni passati assieme!

Vi ringrazio per la visualizzazione! Se il video vi è piaciuto, cliccate il mi piace e ditemi la vostra nei commenti qui sotto!

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