La Iena TOFFA è andata sino a Tokyo, in Giappone, per mostrare un mondo, che è solitamente dipinto come innocente e culla della generazione “nerd” e “otaku” che affolla i social e le fiere, sotto una luce diversa. Quella dell’indagine sulla pedopornografia e pornografia in generale.
Qui la puntata, se non l’avete vista.
Ora, noi ben tutti sappiamo quali sono i toni e l’enfasi con i quali viene girato e montato un servizio impacchettato dalle IENE, però sappiamo anche benissimo che non possiamo rifugiarci nelle nostre isole mentali e dire che il mondo è come lo pensiamo noi, perché la verità è sempre dietro l’angolo, basta semplicemente alzare lo sguardo (alle volte il sedere) e cambiare posizione per rendersene conto.
E in quanto “comunicatore digitale” ho anche il dovere (morale?!) di fare da tramite, proprio perché ho i canali giusti per farlo.
Questo blog quindi non ha intenzione di dire la “verità”, ma di analizzare quelli che sono i concetti e gli assunti fuoriusciti sia dalla puntata delle IENE che dalla mia esperienza personale sui manga e il mondo giapponese, partendo dall’assunto che io in Giappone non ci sono mai stato.
Aria fritta, quindi?
No, solo speculazione filosofica.
Quindi, in marcia!
Sin dalle prime immagini, il servizio mostra alcuni albi manga con esplicite raffigurazioni di bambine in atti erotici, ma che dico (Manara è erotico), questi son proprio atti e violenze sessuali!
Ma conosciamo benissimo il genere e il tipo di comunicazione di un fumetto. E sappiamo anche benissimo che non tutti son così.
Prendiamo ad esempio quelli che per me sono un pò i must, cioé DEATH NOTE e FULLMETAL ALCHEMIST, ma di sicuro ce ne sono tanti altri nei quali sesso e sessualità non vengono proprio sfiorati, e come immagini e come argomento.
Come nell’occidente del mondo si vendevano (e vendono) i giornaletti con i fotoromanzi pornografici, in Giappone si vendono fumetti dello stesso stampo, solo che non si usano pornoattori e pornoattrici, ma disegni.
E sin qui, il male non c’è.
La pornografia è un mercato enorme e vastissimo, cui per legge il medico non ti obbliga a leggere e sfogliare le pagine (ad una sola mano, if you know what I mean).
Possiamo scegliere il genere che ci piace leggere, proprio come in libreria si fa con un romanzo storico o con uno rosa o erotico. Lì è la fantasia a rendere le immagini di ciò che si legge. In un fumetto, le immagini sono già belle che pronte. E questo fenomeno non è solo nipponico.
E allora il “male” dove sta?
Il male sta nel fatto che il Giappone, solo l’anno scorso, ha vietato per legge la pornografia sui bambini, cioé la pedopornografia.
Il servizio della Toffa mostra come le strade di alcuni quartieri siano popolate di bambine di 15-16 anni, quindi minorenni, che pubblicizzano se stesse, per attirare il cliente, di qualunque età (si, anche 60enni!) per passare del tempo.
Del tempo a PARLARE, a farsi MASSAGGIARE.
Ma, come in ogni cosa, esistono gli estremi.
In alcuni bar, ad esempio, si può giocare a giochi da tavolo, farsi coccolare e riposare con la testa sulle gambe delle bambine. Cosa che è già di suo raccapricciante, ma nella cultura giapponese c’è un’ossessione per il lavoro, tale da distruggere la vita sentimentale, e poi sessuale, di uomini e donne.
Tale estrema dedizione al lavoro, indebolisce uomini e donne, come s’è visto nel servizio, che hanno forti carenze di affetto e si rifugiano in sogni nei quali rivivono la loro giovinezza e fanciullezza.
Come?
Entrando in un bar, facendosi coccolare da bambine, giocando con loro, oppure, in alcuni di questi locali, scegliendo la (stavolta) maggiorenne che si sfrega contro un vetro, simulando le varie situazioni e momenti di un rapporto. E sin qui, mi verrebbe da dire: o dal vivo, o su uno schermo… che ti cambia? Non puoi farle niente e lei lo sta facendo liberamente, essendo maggiorenne.
Ma ciò non significa che io approvi lo svendere i corpi e se stessi.
Sorvolando il fatto che tale carenza affettiva diventa quasi stalkeraggio selvaggio nei riguardi di gruppi di minorenni (e non) definite IDOL, vestite come scolarette, e che quindi risvegliano il lato fanciullesco e puro dei primi amori, il problema di fondo, che si evince dall’intervista di un cinquantenne (48 anni), che da 15 anni non ha una relazione fissa, è che in Giappone si vive in un modo talmente sballato da creare profondi solchi nella psiche e nell’affettività di uomini e donne.
Il problema non è nel giornaletto, che, come dice la Toffa, potrebbe sublimare (e si spera non innescare!) eventuali istinti di natura pedofila, ma la situazione e il degrado affettivo della società nipponica, tanto da divenire un grande centro di smistamento di materiale pedopornografico.
Come si può combattere questo problema?
Continuando a immettere sul mercato prodotti (come manga o addirittura gruppi di IDOL e bambole di silicone) o combattendo il problema alla radice, cioé accompagnando con un programma terapeutico chi soffre di carenze affettive tali da arrivare a stalkerare ragazzine che sanno di avere in se il potere di far pensare al “cliente” patologico-affettivo di avere in suo potere una ragazzina cui può fare di tutto? La soluzione è quasi lampante, perdonate!
Cosa posso dire?
Comprare una bambola in silicone, componibile (quindi come vuole la propria fantasia e gusto) e addirittura sceglierne forme, consistenze, e addirittura l’età… è ben poco sano.
Quando il sesso diventa uno sfogo che preclude la vita sociale, verso qualunque soggetto/oggetto sia diretto, è male. Ma non male nel senso di peccato, non sto facendo un discorso religioso.
Noi siamo animali sociali, non possiamo precluderci e buttare una vita intera a creare un rapporto-valvola di sfogo con bambole e surrogati di una vita di coppia/sociale, che in realtà di sociale non ha niente, ma ritarda e allontana il problema affettivo nel quale ormai sembra vivere parte della popolazione nipponica (e sappiamo, non solo loro).
Ma si sa, il porno, in ogni sua forma, gioca sulla forza di un istinto e quindi ha un mercato saldo e forte, difficile da sradicare e finché si continuerà ad opprimere la vita sentimentale e sociale di qualcuno, privandolo di una forza propulsiva che si libera stando in compagnia (senza doppi sensi), è ovvio e normale che in qualche modo, da qualche parte, quella forza deve prorompere fuori.
Conclusione?
Abbiamo la lampante dimostrazione di cosa succede in una società “malata”, nella quale il troppo storpia e crea “mostri” che si legano affettivamente a immagini di bambini e minori in generale, che subiscono perché non possono fare altrimenti. C’è solo da sperare che chi ha davvero patologie pedofile non sfoghi realmente i suoi istinti su bambini (non consensienti lo ometto. I bambini non si toccano, non sono mai consensienti).
Ma tutto ciò che avviene in Giappone, avviene anche in Europa, come in America e altrove, solo che lì è la Mecca del genere manga, quindi è ovvio che il fenomeno sia più pronunciato.
Però non si può fare, sempre, di tutta l’erba un fascio. Come non si può difendere a spada tratta ciò che ci piace, facendo finta che non abbia anche pieghe malsane.
Il prodotto “manga”, come il prodotto “fumetto” in generale, non ha accezioni positive e negative. E’ un mezzo di comunicazione, ma tutto dipende dal messaggio. Può essere strumentale per una storia meravigliosa, carica di pathos e di coinvolgimento emotivo, come i più grandi titoli ci hanno insegnato ad apprezzare in questi anni, oppure abbassarsi ai peggiori palati edonistici, di certo campanelli d’allarme per situazioni sociali al limite. Tutto sta a noi e al nostro comportamento e alla direzione che vogliamo che la nostra società assuma.
Spero sia dunque chiaro che ho apprezzato il servizio delle IENE, seppur mi sarebbe piaciuta una più netta distinzione tra prodotti così “a rischio” e invece prodotti editoriali di alto spessore, mostrando al pubblico che non ne capisce nulla, cosa sia realmente un manga, senza lasciare questa parola accostata ad un concetto raccapricciante, che è la pedopornografia.
Vostro,
Re_Censo