“APOLLO 18” di Marco Renda, vincitore del Festival “Tulipani di seta nera”


Non il semplice racconto di una diversità,
ma l’essenza della diversità,
sapendola soprattutto valorizzare.

 

Il Festival Internazionale Film CortoTulipani di Seta Nera“, che promuove il lavoro di giovani autori, quest’anno è tornato a riunirsi per premiare il cortometraggio, il documentario e il #Socialclip migliori, nonostante la situazione attuale di pandemia.
E proprio per le restrizioni sociali e il distanziamento anti Covid-19 che hanno impedito il riunire in un solo luogo i finalisti, registi, attori, operatori del settore, la premiazione si è tenuta  in uno studio con greenscreen, trasmessa quindi online sulle piattaforme digitali Rai Cinema Channel e Rai Play.

Presentata da Beppe Convertini e Pino Insegno, supportati da una serie di ospiti di spicco nel settore, tra cui Whoopi Goldberg, la XIII edizione ha rivelato e presentato al pubblico i vincitori di quest’anno, il 24 giugno 2020.

Inutile girarci attorno, chi segue la programmazione del mio canale YouTube e più attivamente partecipa sulle pagine social e in particolar modo si confronta con le varie tematiche trattate nel gruppo del Salotto dei Recensiani su Telegram, sa che la sezione di mio interesse è sicuramente quella di cortometraggio, più che nella sezione Documentari o a quella #Socialclip, perché ne ho parlato e ho condiviso con gli iscritti (che affettuosamente chiamo Recensiani), il cortometraggio di un regista che avrei voluto conoscere e incontrare di persona già al suo primo lungometraggio (EDHEL) e che, di sicuro, ha incontrato la mia preferenza.

Sto parlando, e quindi vi presento il vincitore della sezione Cortometraggi per la XIII edizione del Festival i Tulipani di Seta Nera, il regista Marco Renda con il suo corto APOLLO 18.

APOLLO 18” di Marco Renda, arrivato in finale con: “APPARENTEMENTE SOLO” (di Riccardo Trentadue), “BURNING RED” (di Fabrizio Ancillai), “GIULIA UNA STORIA QUALUNQUE” (di Vincenzo Ardito), “IL RICORDO DI DOMANI” (di Davide Petrosino), “LA MISSIONE” (di Alice Murgia), “MA CHI TI CONOSCE!” (di Vito Marinelli), “NERO SU BIANCO” (di Angelo Frezza), “PLASTICA” (di Dario Ciulla), “QUESTO E’ LAVORO” (di Federico Caponera), “RIFUGI” (di Luca Cutini) e “ROLLER COASTER” (di Manuela Jael Procaccia), si è aggiudicato il premio Tulipani di seta nera, dedicato come sempre ai temi sociali, al modo col quale scoprirli, approfondirli e riuscire a raccontarli.

In APOLLO 18 da padrone lo fa un linguaggio semplice, fanciullesco, romantico, eppure non lontano dalla realtà di quanto racconta, non disincantato. APOLLO 18 è il sogno di un bambino, possiamo dire ancorato al suo sogno bambinesco di voler raggiungere la Luna, che sta preparandosi a partire. Veste la tuta che si è fabbricato, immagina di salire a bordo di un missile che lo porterà in orbita, quando dal mare che bagna la battigia dove tutto questo avviene, il ragazzino fa quello che, nella sua fantasia, potremmo chiamare un incontro del terzo tipo.
No, non viene rapito dagli alieni, ma sembra, proprio per il linguaggio quasi onirico della pellicola, incontrarne uno.

Incontra un uomo dalla pelle nera che lui scambia per un alieno e lo incontra lì, sulla spiaggia, unico apparente superstite dell’ennesimo barcone di immigrati clandestini, sfuggiti dalla guerra, in un esodo che non sembra voglia finire, così come a non finire è il conflitto stesso che li spinge a cercare la salvezza.

Elegante, semplice, ma ben pensato è il dialogo che si sviluppa e nasce tra i due.

Due mondi diversi, l’umano e l’alieno, due mondi distanti, il bambino bianco e l’uomo nero, il privilegiato che può sognare avventure e il sopravvissuto che sogna la vita.
Due lingue diverse, due culture, due personalità che però, proprio nella semplicità e nell’essenzialità di questo incontro, si avvicinano e si tendono la mano, abbattendo le barriere culturali, linguistiche, sociali, e in 8 minuti ci presentano l’avvio di una relazione, di un incontro.

Bellissima pellicola, delicata tanto quanto lo è la musica, la fotografia e il linguaggio utilizzato, fatto di sguardi, di tentativi d’approccio, di una recitazione sorprendente.

Attori, palesemente non professionisti, che però sono stati diretti egregiamente dalla sensibilità di un regista che non è nuovo all’esplorazione del lontano, del diverso, del sensibile, già esplorato nel suo lungometraggio EDHEL e che qui, in soli 8 minuti, ha saputo spremere e condensare una profondità di argomenti, senza perdere neanche una goccia, presentandoci probabilmente il modo col quale bisognerebbe accogliere l’altro, col cuore di un bambino, con la sua fantasia, la sua buona ingenuità e voglia di avventura.

Qui potrete trovare sia il video della serata, su piattaforma Rai Play, che il cortometraggio di Marco Renda a cui, con i suoi collaboratori, staff e cast, vanno di sicuro i miei ringraziamenti e i miei complimenti per aver saputo puntare e centrare l’obbiettivo di un tema sociale così importante e delicato.

Se volete saperne di più, potete visitare la Pagina Facebook di APOLLO 18.

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